La vicenda ruota attorno a una denuncia civile di stupro poi ritirata, che aveva coinvolto anche Sean “Diddy” Combs. La decisione solleva interrogativi sul confine tra mediazione legale e tentativo di ricatto
Run This Town è forse il titolo di uno dei grandi successi di Jay-Z, ma nel suo ultimo scontro legale con l’avvocato Tony Buzbee, il rapper sembra aver perso il controllo della partita. Il giudice della Corte Superiore di Los Angeles ha infatti respinto la sua causa per estorsione e diffamazione, segnando una battuta d’arresto in una vicenda legata a una denuncia di stupro poi ritirata. Jay-Z aveva infatti accusato Buzbee di usare le lettere di mediazione come mezzo di ricatto, ma la giustizia ha deciso diversamente. Come riportato da Rolling Stone, in una sentenza di 65 pagine, il giudice della contea di Los Angeles Mark Epstein ha dichiarato di non essere "completamente soddisfatto" della sua decisione, ma di aver cercato di bilanciare gli interessi contrastanti in gioco e di attendere l'intervento della Corte d'Appello per stabilire se avesse "ragione o torto". Ha concluso la sentenza con la frase "restate sintonizzati".
La denuncia civile e il suo ritiro
Nel dicembre 2024, una donna identificata come “Jane Doe” ha presentato una causa civile per stupro contro Jay-Z e Sean “Diddy” Combs, riferita a un episodio avvenuto nel 2000 durante una festa privata. La denuncia è stata ritirata nel febbraio 2025, senza alcun accordo economico tra le parti: la decisione è stata molto più semplicemente presa dalla presunta vittima, che ha scelto di non proseguire con le accuse. Tony Buzbee, noto avvocato di cause ad alto profilo, ha rappresentato la presunta vittima durante la fase di mediazione civile, inviando lettere - si tratta di pratiche legali standard utilizzate per risolvere controversie fuori dal tribunale - contenenti proposte di risoluzione che includevano clausole di riservatezza e richieste di risarcimento.
Le accuse di Jay-Z: estorsione e diffamazione
Jay-Z ha intentato una causa civile contro Buzbee sostenendo che le lettere di mediazione costituissero un tentativo di estorsione, cioè una pressione indebita per ottenere un risarcimento, e che avessero diffamato il rapper. In particolare il rapper sostiene che Buzbee gli abbia inviato due lettere di richiesta di denaro all'inizio di novembre e che settimane dopo, Buzbee lo abbia nominato coimputato nella causa intentata da Jane Doe contro Combs perché si era rifiutato di pagare un accordo segreto. "Non viene richiesta una somma di denaro specifica, sebbene ciò non sia sufficiente a proteggere le lettere. Il vero problema per Carter è che la richiesta di mediazione riguarda le accuse di abusi sessuali a sostegno di una potenziale causa civile, e nient'altro. Non ci sono accuse estranee riguardanti la divulgazione di altre informazioni non correlate e sgradevoli relative a Carter, e non ci sono promesse di astenersi dal rivolgersi alle forze dell'ordine se Carter accetta di mediare e raggiunge un accordo", ha scritto Epstein nella sua tanto attesa sentenza. "Sebbene sia vero che la condotta presunta in questo caso costituisca un'attività criminale, gli imputati sono ben lontani dal minacciare di rivolgersi alla polizia a meno che Carter non paghi", ha affermato Epstein. "Vendere il silenzio in cambio di denaro in cambio di informazioni sulle forze dell'ordine è estorsione, ma non vi è alcuna promessa di silenzio nel contesto penale. E vendere il silenzio in cambio di denaro nel contesto civile non è estorsione; è un accordo con un elemento di non divulgazione".
Reazioni e sviluppi futuri
"Siamo sorpresi e delusi da questa sentenza, che si basa sull'errata applicazione della legge californiana sull'ammissibilità delle dichiarazioni degli inquirenti", ha dichiarato a Rolling Stone l'avvocato di Carter, Alex Spiro . "In particolare, il giudice afferma espressamente che la sua decisione sarebbe 'cambiata radicalmente' se avesse ammesso le dichiarazioni come prova, poiché avrebbero dimostrato 'non solo che Carter non aveva nulla a che fare con alcuna violenza sessuale su Doe, ma che Buzbee ne era a conoscenza...' e quindi 'la corte si sarebbe pronunciata diversamente su questa mozione'. Al contrario, Tony Buzbee ha accolto con favore la decisione del giudice, definendo la causa intentata da Jay-Z priva di fondamento e annunciando l’intenzione di chiedere il rimborso delle spese legali sostenute. "Un'altra grande vittoria!!", ha scritto Buzbee su X. "La causa intentata da Jay-Z contro di me e lo studio legale Buzbee per estorsione e diffamazione è stata respinta dal tribunale. Come ho detto al momento dell'archiviazione, la causa era completamente infondata. Ora chiederemo il rimborso delle spese legali contro Jay-Z per aver presentato una causa giuridicamente viziata".
Ed è solo l'inizio?
Ci sarebbe però una prova non ancora opportunamente valutata ovvero la registrazione di una conversazione tra gli investigatori e la donna sconosciuta sul suo portico in Alabama a febbraio. La donna avrebbe affermato: "È stato più Diddy, ma Buzbee ha coinvolto Jay-Z". Sembra aver detto agli investigatori che è stato Buzbee a "spingerla" a nominare pubblicamente Jay-Z come uno dei suoi aggressori. Gli avvocati di Buzbee hanno contestato l'ammissibilità e la pertinenza della conversazione. Carter ha quindi presentato la registrazione al giudice, che l'ha esaminata prima di emettere la sua sentenza. Ha osservato che la conversazione "non era così chiara come entrambe le parti avrebbero desiderato" e che Jane Doe ora riferisce di essersi sentita intimidita e minacciata dagli inquirenti. Con questa controversia ancora aperta, Jay-Z sembra trovarsi in un vero e proprio Hard Knock Life legale, dove i colpi si intrecciano tra tribunali e media. In attesa del prossimo capitolo, resta da vedere se il rapper riuscirà a trasformare questa battaglia in una nuova hit di vittoria, come ha fatto tante volte nella sua carriera artistica e imprenditoriale.