Doppia Firma, a Villa Mozart 10 anni di incontri tra designer e maestri d'arte

Spettacolo

Nicoletta Di Feo

Flash ci ha accompagnato all’interno di Villa Mozart in occasione della decima edizione di Doppia Firma, l'evento che celebra l'eccellenza artigiana e la cultura del progetto. In mostra 15 sodalizi creativi di successo.

 

A Milano, tra Corso Venezia e via Vivaio sorge Villa Mozart, raffina dimora degli anni Trenta. Qui durante la Milano Design Week 2025 è andata in scena la nuova edizione di Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato, importante progetto sviluppato dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte con Living, il magazine di interiors, design e lifestyle del Corriere della Sera, con il patrocinio della Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship.

10 anni di Doppia Firma

Un’edizione particolarmente importante perché ha celebrato i 10 anni di questo fortunato progetto che nel tempo ha saputo raccontare l’unione tra la cultura del progetto e il saper fare, creando un connubio creativo tra un designer e un artigiano.

Per celebrare questo traguardo Doppia Firma ha messo in mostra i dialoghi avviati nel passato, ma anche un’affermazione di un metodo che guarda verso il futuro come ci ha raccontato Alberto Cavalli, direttore generale Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte.

 

“In questa speciale edizione raccontiamo i 10 anni di Doppia Firma, 10 anni in cui il progetto ha mantenuto la sua freschezza, la freschezza del dialogo tra maestri artigiani e designer internazionali. Ai pezzi che abbiamo scelto per raccontare la nostra storia abbiamo aggiunto sette pezzi nuovi commissionati ad artigiani dell’arco alpino con designer internazionali, pezzi che ci raccontano un artigianato diverso, contemporaneo, inaspettato. Pezzi che raccontano un passato ma che ci portano anche al futuro, a un luogo dove la bellezza ha ancora un senso e la bellezza per avere senso deve essere fatta a mano.

15 sodalizi creativi di successo

Sette nuove creazioni realizzate ad hoc da Antonio Aricò ed Elena Milani,

Cara \ Davide e Roberto Lucchinetti, Draga & Aurel e Vetroricerca, Giulio Iacchetti e Navarini Rame, In Yeonghye e Silvia Di Piazza, Andrea Mancuso e Luciano Tousco, Bethan Laura Wood e Serapian.

 

E poi otto oggetti selezionati dalle passate edizioni di Doppia Firma:

Matteo Cibic e Simone Crestani, Maarten De Ceulaer e Atelier Mestdagh,

Barnaba Fornasetti e Giovanni Bonotto, Giacomo Moor e Giordano Viganò,

Hannes Peer e Del Savio 1910, Lex Pott e Giuseppe Rivadossi, Studio Job e

Argenterie Ganci, Studio Swine e Giampaolo Babetto.

 

Una valorizzazione della creatività attraverso l’alta manifattura, tra artigianato

urbano, visioni internazionali e mestieri d’arte dell’arco alpino.


“Abbiamo voluto raccontare una storia che ancora dopo 10 anni ci riporta sempre lì al fatto che la passione del cuore, l'intelligenza della mano e la vivacità dell'ingegno costituiscono  la nervatura del design che è un progetto ed un processo creativo culturalmente consapevole",
ha detto ai nostri microfoni Alberto Cavalli. "La creatività serve proprio a questo, a non rimanere nel déjà-vu, ma a guardare verso il futuro, alla speranza che ci sarà sempre qualcosa che le mani delle donne e degli uomini sapranno fare meglio di qualunque macchina.”

Doppia firma, format di riferimento

Format imitatissimo, Doppia Firma deve la sua fortuna al fatto di aver dato pari dignità autoriale al maestro artigiano e al designer, raccontando attraverso progetti comuni quanto una professionalità sia complementare all’altra.  

In Doppia Firma le due figure di artefici interagiscono, si integrano e si relazionano con pari autorevolezza e riconoscimento reciproco: da questo sodalizio nascono i progetti, che il designer immagina, disegna e perfeziona con il maestro, forte dei suoi consigli e delle sue considerazioni sulla fattibilità, arrivando sempre al miglior risultato con reciproca soddisfazione.

Il progetto favorisce e sviluppa le possibilità espressive dell’artigiano, aiutandolo a comprendere quali nuove dimensioni possano essere esplorate, e offre ai designer l’opportunità di lavorare con tecniche, materiali e pratiche spesso mai sperimentati.

 

Sono progetti che stimolano l'immaginazione, il dialogo appunto tra la cultura del progetto e l'artigianato,

"Ogni oggetto", spiega Alberto Cavalli, "porta con sé la traccia del suo autore, del suo artefice e dell'artigiano perché ancora oggi creiamo a mano gli oggetti che amiamo non perché non possiamo permetterci di comprare un macchinario, ma perché sappiamo che grazie al talento umano si riescono a plasmare quelle forme della bellezza che recano con sé una storia, un'identità, un senso. La bellezza per essere autentica deve avere senso e gli artigiani ci insegnano a vivere seguendo il senso, il piacere, il lavoro che non è mai una fatica da insetto, ma è la consapevole trasformazione dei materiali per creare qualcosa di straordinario”.

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