Giovanni Allevi e il rimpianto di non aver abbracciato Papa Francesco

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In un'intervista al Corriere della Sera, il pianista, che dopo un suo concerto in Piazza San Pietro aveva incontrato il Pontefice, da poco scomparso, ha ricordato le sue strette di mano e i suoi sorrisi. Se ora potesse salutarlo, gli dedicherebbe una composizione inedita composta in ospedale sulle note del nome Mieloma, la malattia che sta curando

“Ricordo la stretta forte delle mani, il senso di familiarità, il suo sorriso limpido. Ho solo un rimpianto: avrei voluto abbracciarlo e non l’ho fatto. Ero giovane, non avevo capito che certe volte è bene seguire il cuore fino in fondo”. In un’intervista al Corriere della Sera, Giovanni Allevi è tornato con la mente all’attimo nel quale, dopo aver terminato il suo concerto al pianoforte in Piazza San Pietro, aveva incontrato Papa Francesco, il Pontefice scomparso il 21 aprile. Ora, “ci sentiamo orfani di un padre saggio”, ha detto. “Papa Francesco, tra i potenti della terra, era invece l’unico ad avere a cuore il bene dell’intera umanità. Una voce fuori dal coro. È per questo che miliardi di persone adesso stanno piangendo la sua scomparsa. Viene meno l’ultimo avamposto di speranza in un mondo futuro più bello ed in pace”. Per salutarlo, il pianista gli dedicherebbe “una composizione inedita: l’Adagio del concerto MM22 per violoncello e orchestra” che lui stesso ha composto “in ospedale, sulle note del nome Mieloma, la mia malattia”. Allevi, infatti, soffre di mieloma multiplo. “Nessuno lo ha ancora mai sentito”, ha proseguito. “È un canto struggente colmo di umanità. Sono sicuro che da lassù Francesco ne accoglierebbe le note con il suo amatissimo sorriso”.

"ESEMPIO DEL PAPA COME UN'OPERA D'ARTE, RESISTE AL TEMPO"

Allevi ha poi ricordato alcune parole del Papa, che hanno avuto un forte impatto su di lui. “Quando disse: 'Le pareti degli ospedali hanno ascoltato più preghiere sincere di molte chiese', non ho potuto non tornare con la mente alla mia lunga e sofferta degenza oncologica. Sono stato per mesi in bilico tra la vita e la morte. Ricordo anche quale fosse stata la mia preghiera sincera tra quelle pareti. Non quella di farmi guarire. Non sarebbe stato giusto nei confronti degli altri pazienti. Ho pregato Dio di darmi la forza di accettare il dolore e la paura, di accogliere ciò che il destino mi avrebbe riservato”. Nonostante le difficoltà, il pianista conserva sempre sul volto il sorriso, proprio come Papa Francesco, che “era proprio così, e quel suo sorriso è stato una carezza per gli ultimi, per i poveri, per gli emarginati”. Un esempio da seguire “per una inversione di tendenza, verso la solidarietà, il rispetto, la compassione per la fragilità”. Allevi ha quindi ricordato il momento per lui più significativo del pontificato di Bergoglio, “un episodio di una poesia infinita” che si era verificato quando il Papa era stato interrotto durante un’udienza “da una ragazzina autistica”, che gli aveva ispirato “una riflessione di una tenerezza indescrivibile, sul mistero della malattia psichica, sulla bellezza dell’infanzia, sulla comprensione della diversità”. Certo, ha aggiunto, “adesso sentiamo il vuoto provocato dalla sua assenza fisica. Resta però il suo esempio. Quando contemplo un capolavoro della musica del passato, come può essere una fuga di Bach, mi rendo conto che alcune opere diventano immortali perché non esauriscono mai la propria bellezza. Ecco, le parole e l’esempio di Papa Francesco sono come un’opera d’arte, che continuerà a ispirare i cuori nel futuro, resistendo allo scorrere del tempo”.

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