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Stories, "Leonardo Pieraccioni – La curva di un sorriso". VIDEO

Spettacolo

Il regista e attore toscano si racconta al vicedirettore di Sky TG24 Omar Schillaci, dal nuovo film Pare Parecchio Parigi ai ricordi di una vita e una carriera: "Si rideva tanto a casa mia, sono cresciuto con quella poetica superficialità. Vorrei sempre rivivere i miei primi 14 anni"

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È Leonardo Pieraccioni il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti l’attore e regista si racconta in “Leonardo Pieraccioni – La curva di un sorriso”. In onda martedì 23 gennaio alle 21.00 su Sky TG24sabato 27 gennaio alle 13.30 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.   

Al cinema col suo ultimo film: Pare Parecchio Parigi. Il ricordo di un’infanzia indimenticabile. Gli inizi da raccontare. L’amore del pubblico. Leonardo Pieraccioni si racconta tra passato, presente e tanta voglia di ridere e far ridere. La sua quindicesima prova alla regia, con una storia che “mi ha raccontato un mio amico 14 anni fa”, quella di un padre ormai morente e di una famiglia poco unita. L’ultimo desiderio, andare a Parigi con i figli ed è così che questi “scellerati ma iper poetici ragazzacci” lo convincono di star andando con una roulotte nella capitale francese, senza mai allontanarsi da casa. Arrivati “ sul cucuzzolo della collina le luci in lontananza di Pisa ricordavano la Ville Lumière. Al padre si aprì in un sorriso meraviglioso sulle labbra, che non avevano mai visto, e disse ‘Parigi è meravigliosa…’”

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Una chiacchierata che parte da lontano, a casa Pieraccioni, nel centro di Firenze dove “sono cresciuto con un problema, che è quello dell'umorismo e della risata. Sentivo ridere tanto in casa mia. Io sono cresciuto dentro quella poetica superficialità. Vorrei sempre rivivere i miei primi 14 anni”. Un’esuberanza che anche a scuola, era difficile da contenere, dato che “in realtà i miei compagni di classe erano il mio primo pubblico e anche la professoressa rideva sotto i baffi, anche se poi era costretta a mettermi 4” – scherza. Un predestinato si direbbe, ma che si è scontrato comunque con i durissimi anni della gavetta: “Una volta in autogrill c’era la possibilità di fare il biglietto da visita e io scrissi ‘Leonardo Pieraccioni, provinista professionista’. Ne avrò fatti una sessantina e non mi prendevano mai. L’unica che intuì che ci potesse essere qualcosa fu Raffaella Carrà che poi mi prese per fare ‘Fantastico’”. Un successo che è poi arrivato, dilagante, rendendolo uno dei protagonisti indiscussi della commedia italiana con capolavori come “I Laureati” (che l’anno prossimo compirà 30 anni), o “Il Ciclone”, il suo film di maggior successo, “Ho una brochure di Cecchi Gori dove annunciava I Laureati 2 e io invece gli dissi ‘guarda io però c'ho sta storia di queste ballerine che arrivano in questo casolare…’ ‘ma che ballerine!’ – diceva- ‘Le ballerine del flamenco in Italia non hanno mai funzionato troppo. Noi dobbiamo fare I laureati 2’.  Poi, gli spiegai bene la storia e la feci”. Poi ancora “Ti amo in tutte le lingue del mondo”, “per me, uno dei più divertenti” o “Una moglie bellissima”, un successo dopo l’altro, il piacere della risata del pubblico come benzina della creatività. Una lezione imparata anni addietro, anche grazie all’amico Francesco Nuti: “Gli telefonavo dalla cabina e gli dicevo ‘Sono andato a vedere il tuo film’ e lui mi faceva delle domande che poi avrei fatto io negli anni a venire. ‘Ridevano?’ ‘Certo che ridevano.’  ‘Ma dove ridevano di più?’ E io pensavo ‘Ma che gliene frega?’ Invece sono dei sondaggi ben precisi”. Una lezione che si è sempre portato dietro, anche a teatro, la sua seconda casa, in cui si è esibito per anni con Carlo Conti e Giorgio Panariello, gli amici di una vita. “Quando vedi la gente ridere e si crea quest’onda… per me vale almeno 3 David di Donatello e altri due premi a caso”. Non solo attore, comico e regista, c’è anche un Pieraccioni padre, follemente innamorato della figlia, che ama raccontare: “Sono un papà sbagliato, sbagliatissimo. Le dico sempre di sì. Meno male che c'è la mammaDopo la proiezione di ‘Pare Parecchio Parigi’ si è commossa e mi ha detto ‘Hai fatto un bel film’, l’ho ringraziata per essere venuta e mi ha risposto ‘io ci verrò sempre’”.