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Guerra in Israele, Raz Degan: “Sono molto addolorato, temo per i bambini di tutti”

Spettacolo

Valentina Clemente

©Getty

Nato e cresciuto in Israele, ma da sempre uomo libero, Raz Degan ha raccontato a Sky Tg24 come si sente in questi giorni, guardando ciò che sta accadendo nella sua terra. “Sono molto addolorato e temo per i bambini di tutti, per il nostro mondo, per il peggio che potrà accadere. La violenza porta violenza e questo non è il mondo che vogliamo” ha detto l’attore e regista. L'INTERVISTA

 

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Visibilmente provato da quanto sta accadendo in Israele, Raz Degan prima di raccontare come si sente respira a fondo, tante sono le emozioni che sente dentro di sé in questi giorni. È molto difficile non poter fare nulla quando i tuoi cari sono lontani e sono lì, dove scoppiano bombe e ogni giorno muoiono persone. Parliamo del rave nel deserto del Negev, di quei ragazzi che stavano ballando e si stavano divertendo, come accade in tante altre parti del mondo, e sono stati colpiti, uccisi, rapiti. “Se fossi stato in Israele probabilmente avrei partecipato anch’io” ci racconta Raz, addolorato e preoccupato. “Le immagini che ricevo ogni giorno dai miei familiari che sono ancora lì non sono fantascienza, non sono un film: è tutto vero. Ma dove andremo a finire?” si chiede.

Temo peri bambini di tutti

“Da piccolo ho vissuto dentro i bunker, so cosa vuol dire sentire le bombe. Ho visto mio padre preoccupato, lasciare casa per andare a combattere. Ho vissuto la guerra del Libano. Poi anch’io ho fatto il militare. Essendo un uomo libero, nel mio percorso ho sempre cercato di fare il mio meglio per diffondere un messaggio di speranza, soprattutto alle giovani generazioni: tutti devono avere la speranza di essere circondati d’amore, di viaggiare, sognare. Se togliamo tutto questo, chi siamo? Dove vogliamo andare? Credo che ogni madre voglia vedere i propri figli crescere, sereni. E io temo proprio questo: temo per i bambini di tutti, e sono molto addolorato quando vedo ciò che sta succedendo. La violenza porta violenza, il sangue porta sangue, la vendetta porta vendetta: è una storia infinita. Ho paura per i miei cari, per tutte le persone coinvolte”

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Una penna è sempre più forte di una spada

"Ho sempre pensato che la penna sia più forte di una spada. Ho collaborato per alcuni anni con UNHCR, donando soldi per realizzare scuole in numerose parti del mondo proprio perché credo sia fondamentale l’educazione, di tutti. È l’unica strada: dare a un bambino una penna, non un fucile. Educarlo. Far capire che siamo tutti uguali. Non bisogna insegnare a uccidere e odiare, bisogna sempre avere la speranza nei nostri cuori. Il terrore è una faccia del potere oscuro, senza anima, non dobbiamo farci sopraffare".

 

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