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Tiziano Ferro presenta il suo libro "Felicità al principio": l'intervista a Sky TG24

Spettacolo

Sabrina Rappoli

"L'ho scritto in 30 giorni, in un periodo di insonnia, poco prima che arrivasse mia figlia", dice Tiziano Ferro a proposito del suo primo romanzo. Un libro che il cantautore, prestato alla scrittura, definisce cinematografico, tanto da desiderare di farne un film

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Il tuo primo romanzo si intitola “La felicità al principio”. Da che cosa è nata l’urgenza di raccontare questa storia?

 

Le cose quando le scrivi, quando le canti, quando le romanzi - adesso posso anche dirlo – nascono per forza da un’urgenza. Io non sono uno scrittore e parlo anche di canzoni, non sono uno scrittore a cottimo; non riesco a scrivere giovedì’ alle 4, in quel luogo. Mi piacerebbe, mi piace molto l’immagine romantica di questi autori che riescono ad affittare una casa al mare e dicono “Vado a scrivere il prossimo disco”: io non ci riesco. L’ispirazione ti piomba in testa quando sei in fila in banca o quando sei nel posto più scomodo, quando puoi scrivere meno, quando puoi appuntare meno le tue idee, perché diventi schiavo del momento e di un flusso di coscienza che comanda lui. In questo caso è accaduto in un periodo di forte insonnia, che mi ha attanagliato poco prima dell’arrivo della mia bimba; un’insonnia positiva, gioiosa, non negativa, ma un’insonnia che ho voluto trasformare in creatività visto che l’dea di questa storia mi navigava in mente da un po’.

 

Angelo Galassi, il protagonista del libro, parlando di sua figlia la definisce kryptonite. I figli sono kryptonite?

 

Il romanzo non è autobiografico, quindi, Angelo parla di Sophia come la Kryptonite refrattaria alle sue disfunzioni. Lei riesce a tirare fuori il meglio di Angelo, una persona che ha deciso di morire, morire nell’anima. Sophia riesce a farlo sentire nel bisogno di migliorare, nel bisogno anche di prendersi cura di sé stesso. Angelo era un uomo che non si prendeva più cura di sé stesso e tramite la sua bimba – in questo mi sento molto simile al personaggio di Angelo – comprende che prendersi cura di sé stesso è importante quanto prendersi cura di lei; perché per potersi mettere a disposizione della bambina, deve tentare di star bene lui. Questo è uno dei messaggi del libro e, mi sento di dire, uno dei messaggi dei quali si parla meno in generale. Spesso i genitori pensano di doversi mettere in secondo piano a favore del benessere dei bambini; invece, bisogna mettersi in primo piano perché si possa essere al meglio e quindi anche di poter nutrire questi bambini della propria gioia, della propria soddisfazione.

 

Parlando ancora del protagonista del libro, tu lo dici chiaramente nel libro: il più grande gesto d’amore è prendersi cura di sua figlia. È dunque vero in assoluto?

 

E’ vero in assoluto, anche perché io vengo da una generazione di madri, di nonne, di zie, figlie del post guerra e quindi figlie del dolore. Una generazione che ci ha un po’ insegnato il fatto che il dolore rende le persone dignitose. Cioè, se tu soffri, hai maggior dignità. Invece, questa è una mentalità che posso comprendere, potevo comprendere legata a quel tipo di dolore sofferto, il fatto che quella generazione fosse diventata così perché, appunto, figlia della guerra. Oggi, abbiamo capito, abbiamo scoperto e ormai si sa che il dolore non serve; invece, la felicità “al principio”, quindi, come principio della vita, la vita alla ricerca della felicità, come cosa principale, è l’atteggiamento più sano. Non solamente per sé stessi, non è un gesto di egoismo, è un gesto di grande altruismo cercare di essere felici; assolutamente lo è, soprattutto, quando si è genitori.

Benché questo non sia un libro autobiografico, quando ti senti più scoperto: quando scrivi una canzone o quando scrivi un libro?

 

Ci sono tante cose del mio pensare, però, non c’è paragone. Io dico sempre che questa esperienza da scrittore di romanzo, uno, non romanzi, è stata bella e divertente anche perché per una volta non ho fatto il io mestiere. Cioè, ho fatto l’opposto del mio mestiere, perché penso che se c’è una cosa che mi ha reso identificabile come autore di canzoni, è il fatto che mi sono sempre messo a disposizione in maniera molto trasparente, lacerante nei confronti di chi mi ascolta. Invece, qui, per una volta, ho potuto fare l’opposto sentendomi in pace con me stesso. Ho potuto inventare una storia, ho potuto fantasticare, ho creato personaggi che non somigliano a nessuno o comunque a nessuna delle persone che conosco. Ho creato un protagonista che può anche aver fatto del mondo che frequento, ma che è molto diverso da me, è un protagonista che evita la vita, che si nasconde, che non affronta le sue dipendenze, che ormai ha dedicato la sua vita – anche se si finge morto – alla distruzione e non alla costruzione. Quindi, per una volta, mi sono sentito a posto non raccontando la verità che, invece, avviene in maniera brutale quando scrivo una canzone o quando parlo di Tiziano Ferro nelle interviste o anche semplicemente in un social network. Insomma, io racconto la verità anche quando è in forte controtendenza da ciò che è la moda del momento.

 

È più facile essere sinceri?

 

È mille volte più facile, essere sinceri. È più facile e - soprattutto - ci si espone alle sconfitte in maniera molto più dignitosa, in maniera molto più naturale. Penso non soltanto all’idea di vincere essendo sé stessi, che sicuramente è molto più bello; cioè il fatto che, comunque, si possa vincere qualcosa o essere ritenuti vincenti esattamente perché tu sei così e, ovviamente, ti senti molto più meritevole; ma penso anche a perdere, essendo sé stessi, penso anche che sia più facile perdere, penso sia più facile essere odiati che amati, per ciò che si è. Se tu mi odi per ciò che sono, io me ne farò una ragione: questo sonio, non ti piaccio, va bene; ma se tu odi una versione surrogata di me, che non c’è, che non esiste, posticcia, penso che non essere amati e supportati, penso che sia anche molto più frustrante, quindi, difendo la verità con molta più comodità. La verità ti porta a non dover ricordare le menzogne che dici, cosa per me assolutamente complessa.

 

Nel libro parli del “ridere di cuore”. Quanto è importante ridere e quanto è importante ridere di cuore?

 

C’è tanto di me in questo libro, anche perché quando parli di un argomento lo filtri attraverso la tua esperienza, la tua percezione. Io penso che ridere, lo dico senza nessun problema, sia la cosa più bella dell’universo. Se potessi scegliere cosa poter fare un giorno, se tu dicessi “togliti uno sfizio”, se io potessi comprare una risata la comprerei, perché penso che sia il bene più bello, raro e unico che esista. Con il tempo e con l’età si ride sempre meno, ci fanno ridere meno cose. Quando guardo i miei figli, che scoppiano a ridere per cose molto semplici che non ci fanno più ridere – uno scherzo, una sorpresa, una battuta – che non fa più ridere perché ormai non hai più quell’ingenuità nei confronti di alcune cose, ecco, gliela invidio quella frequenza, la frequenza con la quale una risata sincera esplode sul loro viso. Penso sia uno dei privilegi più grandi in assoluto. Penso che sia uno dei privilegi più grandi in assoluto, ciò che determina il fatto che un amico sia un amico vero o no. Con i miei amici veri io continuo a ridere come prima, penso che il valore di una risata sia il più alto, la moneta più alta che esista al mondo d’oggi.

 

Anche tu ti senti come Galassi, il protagonista del tuo libro, del quale il suo arrangiatore storico dice avere due anime: una da novantenne e una da bambino?

 

Io sono un’anima antica da quando sono piccolo ed è anche il motivo per cui da piccolo non avevo molti amici e non ne ho avuti per molto tempo. Anche se devo dire, lo dico a chi legge in questo momento, soprattutto ai ragazzi: c’è una buona notizia, quando e se vi riconoscete in questa definizione, arriverà il vostro momento. È arrivato il momento in cui i miei coetanei iniziavano a parlare il mio linguaggio. Mi sento molto più felice, molto più a mio agio, molto più comodo nell’età che ho adesso, forse perché ho pensato e guardato il mondo da una posizione da anima antica per tanto tempo. Finalmente mi trovo in accordo, con chi mi sta accanto, con chi ha lamia età. Sono sempre stato così, ho fatto sempre cose che i miei coetanei non facevano, dicevo cose che gli altri non dicevano, esprimevo opinioni su fatti che gli altri ragazzi e bambini non contemplavano nemmeno. Adesso, finalmente, mi sento in ace con la mia età anagrafica.

 

Cosa ti aspetti da questo libro?

 

Il bello di fare un’escursione in un territorio che non è il tuo, è la totale assenza di aspettative. Se questo libro arriverà a tante persone, ovviamente, mi renderà felice; ma se cos’ non fosse andrebbe bene comunque, perché la mia è un’esperienza che diventa, è diventata bella e unica, in quanto tale. Nonavrei mai immaginato di riuscire a completare un romanzo, l’ho fatto, rea un po’ un sogno, se dovesse rimanere una esperienza unica andrebbe bene così e qualunque sarà il risultato, sinceramente va bene così. L’ho già detto: ho fatto il contrario del mio lavoro normale. Ho potuto inventare, sentendomi in pace col fatto che non stavo dicendo, necessariamente, la verità. Questo è bellissimo, perché mi dà un po’ di ossigeno e, forse, mi dà anche la possibilità di tornare a fare quello che facevo con un senso di sorpresa riscoperto. Per cui, questo libro, ha già vinto. Sto citando anche il mio ultimo singolo “Abbiamo vinto già”, cioè, io ho già vinto soltanto per il fatto che sono riuscito a farlo. Per cui, questo romanzo nasce assolutamente privo di aspettative e in quanto tale già utile, è andato già bene, per me.

 

Ti piacerebbe che diventasse un film, questo romanzo?

 

Ammetto che hai un pochino letto nel pensiero mio, ma soprattutto di me mentre lo scrivevo. Mentre lo scrivevo ero vittima di un flusso di coscienza che non mi ha permesso di fermarmi mai: ho scritto questo libro in 30 giorni. Cosa assurda, perché son passato dal non riuscire mai a scrivere un romanzo, anche se avrei sempre voluto, a scriverlo di getto e mentre lo scrivevo guardavo le immagini di questo film e ancora adesso mentre ci penso, che è un libro molto filmico, molto cinematografico. Ho recentemente registrato l’audiolibro, quindi, l’audiolibro avrà come protagonista la mia voce come lettore. Quindi, l’ho riletto a distanza di tempo ed è stato interessante come questa cosa non è cambiata, quindi, mi piacerebbe moltissimo fare un film da questo libro. Non so se sarò in grado di fare il regista, ma sicuramente ho una visione molto chiara e precisa di questa storia, dal punto di vista anche di immagine. Però davvero che possa accadere.

 

Immaginiamo che la vita sia un fiume che si distende in tanti rivoli, profondamente diversi dal fiume originario dal quale è partita. In quale rivolo è, oggi, la tua vita?

 

La mia vita è in un momento molto complesso, in un momento di distruzione, che è  preludio per la ricostruzione. Io mi sento obbligato a parlare anche della fine di un amore, perché sed è vero – come ho detto più di dieci anni fa “L’amore è una cosa semplice”, allora è vero anche che bisogna rispettarne le dinamiche, senza forzare il contrario. Se ci fosse stata una cosa che non mi sarei perdonato, sarebbe stata quella di rimanere in una relazione, renderla tossica e poi far respirare quella tossicità magari ai miei bambini. È stato errore di tanti genitori delle generazioni precedenti, che non conoscevano ancora la pericolosità di questa azione, per cui bel dolore vedo la forza della trasformazione della vita, che va bene anche quando sembra non vada bene. Un periodo complesso e credo che non sia casuale che sia capitato durante la nascita di questo romanzo, perché penso che come al solito l’Arte e le opere in generale abbiano un che di curativo e quindi sono qua parlarne con te e questo mi fa già bene.

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