Scala, Dawson/Duato/Kratz/Kylián: 4 gioielli e una nuova creazione su musica dei Radiohead

Spettacolo
Chiara Ribichini

Chiara Ribichini

FOTO: Brescia - Amisano

In scena fino al 9 febbraio uno spettacolo che unisce quattro capolavori della danza e permette di scoprire diversi universi creativi. Con una prima assoluta firmata da Philippe Kratz per il corpo di ballo scaligero. In scena anche Roberto Bolle che a Sky Tg24 sottolinea: “La maggior parte dei balletti sono astratti, si basano sulla forma e sulle emozioni. Non c’è bisogno di altro. Questa è la capacità dei grandi coreografi: saper arrivare al cuore senza nessuna mediazione” 

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Abbandonarsi a nuovi mondi e lasciarsi andare sulle note dei Radiohead, di Ezio Bosso o di Vivaldi. Dawson/Duato/Kratz/Kylián. Quattro coreografi contemporanei completamente diversi uniti dalla stessa capacità di raccontare l’essere umano. Di tratteggiare tutti i colori dell’anima. Lo spettacolo in scena al Teatro alla Scala, dal 3 al 9 febbraio, unisce quattro capolavori che immergono il pubblico in universi creativi e stili differenti. “Non c’è bisogno di essere preparati per apprezzare la grande danza. La maggior parte dei balletti sono astratti, si basano sulle emozioni, sulla forma, sul movimento, sulla musica. Non c’è bisogno di altro. Basta guardare e si entra automaticamente. Questa è la capacità dei grandi coreografi: saper arrivare al cuore senza nessuna mediazione” sottolinea Roberto Bolle a Sky Tg24.

Duato, Tre colori e una rosa

 

Bolle è protagonista di Remanso, un passo a tre maschile creato da Nacho Duato sui Valses poéticos di Enrique Granados eseguiti al pianoforte da Takahiro Yoshikawa. Un pezzo creato per l’American Ballet Theatre nel 1997 che arriva per la prima volta alla Scala ispirato a Federico García Lorca. Una coreografia che gioca su tre colori (verde, giallo e blu) e su una rosa. Su un fondale quadrato che diventa coprotagonista insieme ai tre danzatori (accanto a Roberto Bolle nel primo cast Nicola del Freo e Mattia Semperboni) che si nascondono, si arrampicano o giocano a creare forme scultoree. Una coreografia delicata, raffinata e potente. “E' molto bello il gioco che Duato crea con i colori, la rosa, il fondale e con i tre corpi che interagiscono tra di loro e con la musica al pianoforte che è una punteggiatura per tutta la coreografia” spiega Bolle.

 

Dawson, Tra il bianco e il nero

 

La serata si apre con Anima Animus, capolavoro assoluto firmato da David Dawson creato nel 2018 per 10 artisti del San Francisco Ballet sul Violin Concerto n. 1 di Ezio Bosso e per la prima volta rappresentato in Italia. “L’idea iniziale per questo balletto è guardare gli opposti, da un lato l’architettura dall’altro l’umanità. Il bianco e il nero. Anima Animus riprende il concetto di Jung su ciò che c’è di maschile in una donna e cosa di femminile in un uomo. Tutti i colori che abbiamo dentro di noi” racconta il coreografo a Sky Tg24. Un balletto fatto di contrasti in cui i danzatori attraversano e tagliano lo spazio continuamente e volano su un palco che  sembra evocare un quadro di Mondrian. Folgorante Alice Mariani, da poco nominata prima ballerina alla Scala che negli anni trascorsi a Dresda aveva già lavorato con Dawson. Accanto a lei risplendono solisti e primi ballerini in un ensemble che esalta la qualità altissima raggiunta dal Corpo di ballo diretto da Manuel Legris. Nel primo cast in scena Martina Arduino, Marco Agostino, Nicola Del Freo, Gabriele Corrado, Timofej Andrijashenko, Alessandra Vassallo , Gaia Andreanò, Maria Celeste Losa e Caterina Bianchi.

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Kratz, Sulle note malinconiche dei RADIOHEAD

 

Dalla musica di Ezio Bosso a quella di Thom Yorke e dei Radiohead in Solitude Sometimes, nuova creazione per il corpo di ballo scaligero presentata in prima mondiale. Un pezzo visionario e viscerale. Elettronico e intimo. “C’è il passare, un manifestarsi sul palco che ha sempre una dinamica suggerita dai bit della musica elettronica. Ma allo stesso tempo c’è una melodia che unisce l’insieme e suggerisce una grande malinconia” spiega a Sky Tg24 il coreografo Philippe Kratz.
Catarsi, rinascita, ciclo della vita. Kratz si immerge nella mitologia egiziana per una risalita verso la luce, prendendo spunto dal racconto dell’Amduat e la discesa negli inferi del Dio del Sole che, purificato, risale in superficie per dar vita a una nuova giornata. Per questo lavoro, astratto nella sua essenza ma popolato di figure simboliche, Kratz ha lavorato con un organico di 14 artisti e con il suo staff creativo: Carlo Cerri, con cui Kratz ha ideato l’ambiente scenografico, e che firma luci e proiezioni assieme a Alessandro Grisendi e Marco Noviello (OOOPStudio), e Francesco Casarotto che ne firma i costumi.
Una coreografia che rapisce... e viene voglia di vederla e rivederla ancora. Come in un loop. Irriconoscibile il Corpo di Ballo della Scala in un mondo lontanissimo dal classico in cui i danzatori riescono a calarsi dimostrando di essere una delle compagnie in assoluto più eclettiche al mondo. Spiccano Navrin Turnbull, Andrea Crescenzi e Alessandra Vassallo per la naturalezza con cui affrontano lo stile di Kratz insieme a Linda Giubelli e Claudio Coviello, plastici e musicali. Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, meravigliosi interpreti,  danzano un passo a due che è forse il momento più malinconico di tutto il pezzo.

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La ricerca della bellezza

 

Chiude la serata Bella Figura, capolavoro assoluto di Jiří Kylián creato nel 1995 per il ventennale della sua direzione al Nederlands Dans Theater, che celebra la bellezza in tutte le sue forme, anche quella che nasce dal movimento bizzarro e imprevisto. Un concetto inclusivo tanto attuale negli ultimi anni. Con il rosso vivo dei costumi, il colore della pelle nuda, le suggestioni musicali del Sei e Settecento (Giovanni Battista Pergolesi, Lukas Foss, Alessandro Marcello, Antonio Vivaldi, Giuseppe Torelli), uno spazio scenico che si allarga e stringe continuamente, Kylián riesce a catturare il momento esatto in cui il sogno e la realtà si fondono. Un gioiello di rara bellezza che torna in scena alla Scala dopo 14 anni di assenza eseguito con lirismo e purezza nei movimenti dai danzatori in scena tra cui un'intensa Antonella Albano.

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