Il cantautore romano è protagonista di un'intervista col vicedirettore di Sky TG24 Omar Schillaci. "L'Arena di Verona è un luogo unico perché si ha la sensazione di avere le persone addosso", racconta. Ma anche rivelazioni più intime: "Nel '97 la nascita del mio personaggio mi creò grandissimo disagio per la differenza che vedevo con la mia persona"
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È Niccolò Fabi il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24 (LO SPECIALE). Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti, il cantante si racconta in “Niccolò Fabi - La colonna sonora delle vite degli altri”, in onda lunedì 12 dicembre alle 21 su Sky TG24, martedì 13 dicembre alle ore 12 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand. Un nuovo progetto discografico la cui origine ha il suo motivo ispiratore nell'emozionante live all'Arena di Verona per celebrare una carriera piena di successi, ma soprattutto di vita. La propria e di tutti coloro che nel corso degli ultimi 25 anni si sono sentiti accompagnati dalla sua musica.
“Meno per meno”, uscito per BMG, è il titolo del suo nuovo album (disponibile in doppio vinile, cd e in digitale) composto da 10 canzoni, 6 di repertorio e 4 inedite, vestite per l'occasione dagli arrangiamenti orchestrali. Il progetto prende spunto dall’incredibile esperienza live all’Arena di Verona.
“Com’era dal palco? Difficile da spiegare - ricorda il cantante - perché è un luogo davvero unico. Non è un caso che la maggior parte degli artisti lo scelgano come teatro delle loro serate spettacolari e speciali. Perché è enorme, però hai la sensazione di avere le persone completamente addosso. Sopra di te e dentro di te. C'è un'adesione, una compenetrazione totale che di solito hai nei luoghi molto piccoli, mentre lì ci sono 10.000 persone”. Quindi, l’album: “All’inizio pensavo che dovesse rimanere solamente per le persone che erano presenti al concerto. Poi però il lavoro di orchestrazione fatto con Enrico Melozzi è stato talmente lungo, accurato, denso, pieno di dettagli e sfumature che ho pensato di non lasciarlo lì solamente per un giorno”.
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Emozioni e racconti nell’intensa chiacchierata che ripercorre alcune delle tappe della sua vita e carriera. Tutto parte da un padre musicista e produttore: “E con mia nonna che era una insegnante di pianoforte e solfeggio e quindi è con lei che nella pratica all’inizio sono stato “obbligato” a suonare”. Quindi i concerti al Big Mama: “Un tempio del blues che in realtà però apriva anche, all'inizio, a generi diversi e cercavamo di far venire lì, anche grazie a mio padre, persone che potessero notare se il repertorio che facevamo fosse degno di attenzione”. Il primo contratto discografico, il primo Festival di Sanremo nel ’97 con “Capelli” e, a seguire, nel ’98 con “Lasciarsi un giorno a Roma” il successo, con i suoi pro e contro: “Il ‘98 fu per me l'anno più complicato, perché il ‘97 rappresentò la nascita di quel personaggio. Vissi con grandissimo limite il fatto che la creatura che si era generata di fronte ai miei occhi, con la mia faccia e il mio nome, avesse quel tipo di profilo da cantante della televisione. Poi con il tempo sono riuscito ad avvicinare il personaggio alla persona. Se ci fosse stato internet e quindi i social network però, credo avrei smesso. Lo dico perché la pressione del giudizio mi sarebbe arrivata in maniera ancora più violenta”.
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Sono arrivati poi le perle del suo repertorio: “Il negozio di antiquariato”, “Solo un uomo”, “Costruire” (“è la canzone che più di tutte è entrata nelle vite delle persone che mi ascoltano”) e molti altri. Ma anche una vita che procede oltre il personaggio: il rapporto con il dolore. “Questo è un argomento che riguarda la vita di chiunque, più la vita è lunga e più inevitabilmente non può non comprendere dei dolori, delle esperienze difficili, delle separazioni, che poi sono i dolori inevitabilmente più grandi, possono andare via persone che abbiamo amato e che amiamo”. Le collaborazioni con Daniele Silvestri e Max Gazzè. E la percezione di essere l'interprete accompagnatore di momenti molto intensi della vita degli altri: “E’ un grande onore e un grande onere, perché mi rendo conto che quando salgo sul palco e faccio una serie di canzoni, sento che ci sono una serie di vite che brillano lì. Sento la potenza delle emozioni di tutti. Vedo apparire come se fosse un enorme schermo di fronte a me tutte delle tessere di un mosaico in cui ci sono tutte le vite e i momenti incredibili delle vite e delle persone che stanno ascoltando quella canzone”.
Durante la messa in onda dell’intervista comparirà un QR Code che permetterà, inquadrandolo con la telecamera del proprio smartphone, di accedere a una serie di contenuti speciali dedicati all'artista, disponibili sul sito skytg24.it. Tutte le interviste di “Stories” sono anche proposte tra i podcast di Sky TG24, sul sito skytg24.it e sulle principali piattaforme di podcasting.