“Zeffirelli – Gli anni alla Scala”, la mostra al Museo Teatrale a 100 anni dalla nascita

Spettacolo

Chiara Ribichini

@Archivio Fotografico Fondazione Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala celebra il Maestro con un’esposizione a cura di Vittoria Crespi Morbio che ripercorre le sue regie. Ventuno allestimenti in oltre mezzo secolo di storia per raccontare la grandezza di un artista che è riuscito a portare l’opera a tutti

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"Tutte le arti dello spettacolo si uniscono nell'opera: canto, dramma, scena, gesto, danza. È il prato verde dell'Olimpo dove le Muse si tengono per mano". A 100 anni dalla nascita di Franco Zeffirelli il Teatro alla Scala dedica al grande maestro la mostra  “Zeffirelli - Gli anni alle Scala”, allestita nelle Sale del Museo Teatrale e visitabile fino al 31 agosto.

“Ha stravolto proprio il modo di fare regia. In teatro la regia è fatta per esser vista da lontano e tutto è molto accentuato, dal trucco ai movimenti. Zeffirelli ha tirato via questa patina un po’ vecchia tornando a quello che era poi il desiderio di Giuseppe Verdi ed eliminando quel surplus che si era stratificato negli anni. Tutto doveva essere vero e credibile, anche il trucco doveva essere adatto ai primi piani. Così, quando riprende la diretta televisiva dell’Otello con Placido Domingo, il personaggio si umanizza, non è più lo stereotipo dell’eroe, del condottiero” spiega a Sky Tg24 la curatrice Vittoria Crespi Morbio.

La mostra

 

Disegni figurini, fotografie e costumi ripercorrono, nell’allestimento di Valentina Bellavia con grafiche di Emilio Fioravanti, il cammino scaligero di Zeffirelli. Dagli inizi, con i costumi per L’Italiana in Algeri nel 1953 e il debutto come regista ne La Cenerentola, fino all’Aida diretta da Riccardo Chailly nel 2006. 21 allestimenti in mezzo secolo di storia con spettacoli leggendari come Il turco in Italia con Maria Callas o La Bohème che sarà ripresa alla Scala il prossimo anno.

“Ho visto bozzetti che non avevo mai visto prima. è il lavoro degli anni d’oro di Zeffirelli” osserva a Sky Tg24 Pippo Zeffirelli, figlio adottivo del grande regista e presidente della Fondazione Zeffirelli dopo aver visitato la mostra. E aggiunge: “Con la Scala ha avuto un rapporto veramente straordinario. La Scala ha rappresentato per lui l’inizio di una carriera brillante”.

“Alla Scala ha lasciato un segno vivo nella storia e nell'identità stessa del Teatro; i suoi spettacoli sono ancora nel cuore e nella mente di tutti" sottolinea il sovrintendente Dominique Meyer.

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L’umanità in scena e dietro le quinte

 

Un viaggio espositivo, arricchito anche da un documentario realizzato da Francesca Molteni con la curatela editoriale di Mattia Palma, curatore anche del catalogo, per raccontare per raccontare la grandezza di un artista che ha saputo portare l’opera a tutti. Anche in tv, con la prima diretta televisiva di Otello. E che è riuscito a far dialogare la teatralità del canto con un verismo più cinematografico dando concretezza e umanità ai personaggi. "La grandezza di Zeffirelli - spiega il direttore musicale della Scala Riccardo Chailly - è stata quella di capire il senso profondamente umano di tutti i personaggi che ha rappresentato nella sua carriera, dal cinema, al teatro di prosa all'opera. L'umanità dei suoi personaggi ha toccato per decenni il pubblico che lo ha seguito e continua ancora oggi a commuovere".

Un’umanità che si respirava anche dietro le quinte.

“Sia sul set cinematografico che in teatro rispettava le maestranze” ricorda Pippo Zeffirelli.

“Dai bambini alle comparse fino ai coristi, Zeffirelli chiamava tutti per nome proprio. Tutti erano così psicologicamente protagonisti di questa grande avventura che diventava anche umana. Era una grande famiglia allargata. è il regista più amato nella storia della Scala” aggiunge Vittoria Crespo Morbio.

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Zeffirelli alla Scala

 

Nato nel febbraio del 1923, Zeffirelli mosse i primi passi nel teatro milanese come assistente di Luchino Visconti, per poi firmare come costumista e regista 21 spettacoli, ultima l'Aida che inaugurò la stagione lirica il 7 dicembre 2006 con la direzione di Riccardo Chailly. Fece il debutto ideando i costumi de L'Italiana in Algeri con la regia di Corrado Pavolini il 4 marzo 1953, l'anno dopo arrivò la prima regia con La Cenerentola diretta da Carlo Maria Giulini, mentre è del 1955 Il Turco in Italia con Maria Callas. Sua la prima inaugurazione trasmessa in televisione, con l'Otello diretto da Carlos Kleiber il 7 dicembre 1976, sua la Cavalleria rusticana in teatro e in film, i Pagliacci in una periferia contemporanea, la Turandot fiabesca e celeste con Maazel, il monumentale Don Carlo con Muti. E poi Traviata, Aida (in più allestimenti, il primo nel 1963 con le scenografie in stile Secondo impero di Lila de Nobili), Un ballo in maschera. Lo spettacolo che però forse lega di più Zeffirelli alla Scala e alla storia della musica è La Bohème diretta da Herbert von Karajan con Mirella Freni e Gianni Raimondi andata in scena per la prima volta il 31 gennaio 1963, e da allora ripresa 24 volte con cantanti stellari, come Luciano Pavarotti a José Carreras e grandi direttori da Carlos Kleiber, Georges Pretre, a Gianandrea Gavazzeni fino a Gustavo Dudamel. Una storia non ancora conclusa. La prima donna a dirigere questa versione sarà la coreana Eun Sun Kim, nella venticinquesima ripresa che è in programma dal prossimo 4 marzo, a sessant'anni esatti dal debutto scaligero di Zeffirelli.

Quel che è certo è che "alla Scala  - ha lasciato un segno vivo nella storia e nell'identità stessa del Teatro; i suoi spettacoli sono ancora nel cuore e nella mente di tutti" ha concluso il sovrintendente Dominique Meyer.

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