Memento, Nyko Piscopo porta sul palco il non-evento

Spettacolo

Lo spettacolo, dopo il successo della première internazionale in Polonia al Gdańsk Dance Festival, verrà portato sul palco per la prima volta in Italia sabato 15 ottobre, in occasione della terza edizione del VISAVÌ Gorizia Dance Festival

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“MEMENTO” 
è una pièce di danza che si fonda sul non-evento. Come nel capolavoro “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, la tensione è creata dal susseguirsi di speranze che non trovano uno sfogo concreto. Allo stesso modo, nella vita, ogni momento è attesa di qualcosa di definitivo che poi si scopre essere, una volta ottenuto, frammentato e soggettivo. 

 

All’interno della coreografia i performer vivono quest’attesa e, nella ricerca di una risposta definitiva, divina e non, alla loro condizione esistenziale, cercano conforto l’uno dall’altro, si sfidano, oppure, come un coro, tendono tutti verso lo stesso punto. Alla fine, la meta stessa del loro viaggio si concretizza nel ricordo (“memento” significa, per l’appunto, “ricordati”) di questi rapporti e delle sensazioni che hanno sentito, rendendo la stessa un momento rituale, un atto sacro, e quindi eterno. 

 

«Quel che accade in “MEMENTO” è semplicemente un happening tra i danzatori, che non è vincolato a una storia, ma regala un vero e proprio viaggio immaginifico sul senso della vita e sulla speranza di ritrovare qualcosa che si è perso – racconta il coreografo Nyko Piscopo – “MEMENTO” significa “ricordo” e io lo intendo come sentimentale e viscerale.”

 

Per questo lavoro, Nyko Piscopo ha scelto di mettere in scena frammenti del proprio vissuto. Non si tratta, però, di un semplice racconto di ciò che è successo durante alcune relazioni che ha costruito in particolari momenti della sua vita. Ogni evento passato non viene filtrato da uno sguardo freddo e distante, ma tutto viene rappresentato mentre la sua mente ancora non riesce ad afferrare e decifrare ciò che è stato. Ne viene fuori una narrazione diretta, senza filtri, che non cerca una chiusura nella materia modellata e perfetta, ma che trova, nella sua frammentarietà e astrattezza, il comune denominatore tra le sue sensazioni e quelle di ognuno di noi. Egli stesso, sentendosi perso in questo vortice di emozioni, nel cercare se stesso cerca tutti gli altri e, nella sua sensazione di spaesamento, racconta lo spaesamento che, l’uomo del XXI secolo, prova di fronte a una società che appiattisce la sua capacità di sentire e, soprattutto, di ricordare. 

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