Roberto Zappalà porta "La Nona" al Teatro antico di Segesta

Spettacolo

Manuel Santangelo

Nella evocativa cornice del Teatro di Segesta, in Sicilia, il coreografo e regista Roberto Zappalà si confronta  con la musica di Ludwig van Beethoven nel suo premiato spettacolo 

Un po’ omaggio all’opera di Ludwig Van Beethoven, un po’ “racconto per quadri sulla condizione umana”,  La Nona (dal caos, il corpo) è l’ambizioso progetto di Roberto Zappalà che torna dopo alcuni anni con una nuova tournée e più attuale che mai. Un nuovo viaggio che ricomincerà da un luogo pieno di storia e fascino come il teatro di Segesta, nell’area archeologica di Calatafimi in provincia di Trapani.

Un affresco corale sulle note di Beethoven

In questa meravigliosa cornice, all’ora del tramonto, Zappalà riproporrà uno spettacolo pensato nel 2015 come terzo capitolo del progetto Transiti Humanitatis. Un potente "affresco corale” che riprende le note della celebre Nona Sinfonia, nella suggestiva trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt, per raccontare qualcosa di nuovo anche sul nostro presente attraverso la danza e la musica. In costume arancione, non casualmente colore della pace, i ballerini propongono movimenti che presto si traducono sul palco in raffinate geometrie di corpi in movimento, in un gioco di libere associazioni e contrasti mai casuali. Un lavoro che dimostra come il linguaggio del corpo sia in grado, in comunione con la musica, di regalare messaggi importanti e rappresentare un qualcosa dal grande valore simbolico.

ph@Serena Nicoletti

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Il racconto di un percorso

 

 La Nona (dal caos, il corpo) nacque come compimento di un discorso iniziato con Invenzioni a tre voci dedicato all’universo femminile, e l’Oratorio per Eva sulla figura emblematica della prima donna narrata nella Genesi.

Questo percorso dedicato alle inquietudini di un’umanità perennemente in transito e sempre inquieta, facile a lasciarsi andare alla tensione con conseguenze nefaste, acquista oggi nuova forza in un mondo in cui appare sempre più complicato trovare pace e comunione d’intenti tra gli uomini.

Zappalà mostra con il suo spettacolo sulle note di Beethoven come questa energia che muove costantemente gli uomini possa tuttavia anche portare a un movimento collettivo unitario e armonioso, in cui le dissonanze (sonore e non) non si traducono in conflitto ma in  vicendevole arricchimento.

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La Nona, una meravigliosa utopia danzata

 

La Nona diventa quindi presto una magnifica utopia, una favola “danzata” dal sapore universale che riecheggia quell’armonia tra le genti invocata nell’incipit del coro del Quarto Movimento: “O amici, non questi suoni!/ ma intoniamone altri / più piacevoli, e più gioiosi”, che si traduce poi nell’invocazione: “Abbracciatevi, moltitudini!/ Questo bacio vada al mondo intero!”.

Oggi il nostro continente è molto diverso dall’Europa post congresso di Vienna in cui vennero scritti questi versi, appena venuta fuori dalle distruzioni delle guerre napoleoniche. Eppure il nostro mondo globalizzato ora più che mai sembra rivivere in certe dinamiche, in una divisione planetaria che spinge alla divisione in fazioni e riporta guerre persino a poca distanza da noi. Come ricorda lo stesso Zappalà, la pacificazione universale alla quale aspirava Beethoven, se fosse vivo oggi, sarebbe raggiungibile solo attraverso l’unione perché: “Forse, mai come oggi, dal dopoguerra, c’è la necessità che questo bacio vada al mondo intero”.

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