"Panopticon/ il teatro igienico", l’opera installativa di Roberto Zappalà
SpettacoloPanopticon vede la luce in uno dei luoghi più affascinanti e importanti della città siciliana, mostrando così di essere un progetto versatile che intreccia arte, architettura e danza. Dal 21 maggio al 13 giugno al Museo Civico Castello Ursino in co-organizzazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania.
Un mese fa avevamo annunciato il debutto di questo progetto ma poi pochi giorni prima dell’apertura, la Sicilia è tornata in zona arancione. Finalmente anche la trinacria rientra in “gialla” ed ecco le nuove date di Panopticon / il teatro igienico, l’opera installativa di Roberto Zappalà: appuntamento dal 21 maggio al 13 giugno al Museo Civico Castello Ursino in co-organizzazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Catania. Panopticon vede finalmente la luce in uno dei luoghi più affascinanti e importanti della città siciliana, mostrando così di essere un progetto versatile che intreccia arte, architettura e danza.
"Glorificare l'immagine ancor prima che il significato"
«Usare uno spazio scenico o meglio un’installazione che al suo interno possa contenere diverse anime è il felice raggiungimento di una mia più ampia idea – specifica Zappalà - che è basata su ciò che sottolineava Baudelaire: «Glorificare l'immagine ancor prima che il significato». Non c’è a mio avviso niente di più contemporaneo di questo “semplicissimo” pensiero. L'idea che l’uso dello spazio, la sua estetica, unita all’estetica che imprimono gli interpreti possa essere protagonista è ciò che di più caro ho sempre desiderato di ottenere». Proprio la volontà di far diventare protagonista il contenitore almeno quanto il contenuto, ha spinto Roberto Zappalà ad affidare le creazioni coreografiche a quattro danzatori della sua Compagnia: Filippo Domini, Adriano Popolo Rubbio, Fernando Roldan Ferrer, Joel Walsham.
"ribaltare la percezione della solitudine, del controllo, della protezione dell’individuo"
«Alla luce del disastro umano, sociale ed economico che abbiamo vissuto nell’ultimo periodo, gli effetti negativi sugli eventi artistici non si sono fatti attendere, presto tutti ci siamo accorti che anche il mondo delle arti performative avrebbe subito pesanti conseguenze. Il compito dell’arte quando ci riesce continua ad essere quello di individuare prima degli altri alcuni passaggi dell’attualità, anticipandone i “rimedi”. Le restrizioni che i teatri stanno subendo in relazione al numero di spettatori che possono seguire le performance a causa del Covid-19, sta creando non pochi disagi. Panopticon, si pone come obiettivo quello di ragionare e in qualche modo ribaltare la percezione della solitudine, del controllo, della protezione dell’individuo. L’intenzione è di far diventare protagonista il contenitore, lo spazio, almeno quanto il contenuto, il performer e il messaggio del suo gesto». (Roberto Zappalà)
Come sottolinea l’Assessore alla Cultura del Comune di Catania, Barbara Mirabella, «a fronte della necessità del mondo teatrale di tornare ad esprimersi “dal vivo”, questa iniziativa di grande qualità artistica, proposta dalla Compagnia Zappalà Danza, si inserisce perfettamente in questo preciso momento storico; questo perché rappresenta con un’installazione alternativa l’odierna condizione della segregazione/prigione, del distanziamento sociale e dell’isolamento dell’individuo, ma anche il desiderio di “sbirciare” cosa facciano gli altri, per riprendere pian piano ed in sicurezza il rapporto tra spettatore e performer, per riappropriarsi degli spazi dell’arte in una nuova prospettiva. Lo scenario del Castello Ursino, anche in ragione della sua storia nei secoli di fortezza, dimora reale, carcere e infine luogo di bellezza e cultura, è il palcoscenico ideale sul quale rappresentare questa dicotomìa fra la libertà dell’espressione artistica e la condizione umana soggetta a limitazioni continue e contingenti».
approfondimento
LaVerdi riapre al pubblico le porte dell’Auditorium di Milano
Con Panopticon l’evento collettivo dello spettacolo live ritorna in scena al sicuro dalla potenziale minaccia rappresentata dal vicino e dall’artista che si esibisce
Panopticon / il teatro igienico parte dalla volontà di replicare ed emancipare il concept della rassegna delle “nanoperformances”, attiva da 5 anni a ScenarioFarm a Favara. È una riflessione non obbligatoriamente pensata in funzione del Covid-19 ma che ne prende spunto per una più profonda analisi sulla condizione dell’individuo messo a dura prova e sempre morbosamente controllato. Panoptes, gigante della mitologia greca, che possedeva un centinaio di occhi e ritenuto quindi un guardiano perfetto, dà il nome al carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. «Il nostro è un poligono con numero variabile di lati, realizzato in ferro e tulle, esalta la dimensione della segregazione/prigione così come del distanziamento, isolamento sociale oltre che del voyeurismo.
Nel nostro proposito l’osservatore non controlla chi lo circonda come nel caso del progetto originale di Bentham. Saranno gli spettatori stessi che controlleranno il performer, isolati sia da lui che l’uno dall’altro, alludendo in tal modo anche all’ “Anopticon” di Umberto Eco che, in quanto opposto del Panopticon, deresponsabilizza il sorvegliante ponendo la domanda: chi sorveglia i sorveglianti? Il nostro obiettivo punta a creare un corto circuito tra sorveglianti e sorvegliati ma vuole anche rendere l’architettura scenica autonoma e protagonista» (Roberto Zappalà).
Maurizio Leonardi, che ha collaborato al concept del progetto, descrive il «Panopticon di Zappalà, come una sorta di parodia delle architetture “difensive” e, lungi dal volersene fare beffe, mette in scena, criticamente, alcune delle contraddizioni e irrazionalità da tempo presenti nella nostra vita quotidiana, che sono prepotentemente emerse durante il recente periodo di segregazione. Tra l’urgenza che hanno gli artisti di sostentarsi continuando a esercitare la disciplina alla quale hanno dedicato la loro vita, il bisogno dei teatri di sopravvivere al fermo forzato e il diritto del pubblico al nutrimento dell’anima attraverso la fruizione dei prodotti artistici, si inseriscono le tre parole d’ordine pronunciate da scienziati e da politici: igiene, distanza, protezione, facendo confliggere il tutto in maniera difficilmente ricomponibile. Con Panopticon l’evento collettivo dello spettacolo live ritorna in scena al sicuro dalla potenziale minaccia rappresentata dal vicino e dall’artista che si esibisce. Una sorta di peep show collettivo, in cui l’ossimorica Gesellschaft der Individuen di Norbert Elias trova una perturbante rappresentazione grazie all’esempio di teatro igienico che è questa installazione».