Michela Giraud a Le Iene vs Hater e Body Shaming: "Fare schifo è un mio diritto". VIDEO

Spettacolo

Camilla Sernagiotto

Foto di Michela Giraud a Le Iene, dal profilo ufficiale di Instagram dell'attrice

La comica è stata conduttrice della puntata del 9 novembre del programma di Italia 1 e ha regalato una lezione eccezionale a tutti coloro che fomentano l’odio online. Senza negare che gli insulti che riceve sui social network la feriscono profondamente, l'attrice romana ha trovato un modo geniale di ribaltare le cose, trasformando le parole deprecabili di chi la offende in rete in qualcosa di buono. E sbaragliando in questo modo qualsiasi replica possibile, alla faccia degli hater

Michela Giraud ha dato una lezione a tutti coloro che fomentano l’odio online ma anche a tutti noi, insegnandoci qualcosa di prezioso: se trasformiamo ciò che ci fa male in qualcosa di positivo, abbiamo vinto. Sempre.


La comica è stata conduttrice della puntata del 9 novembre del programma Le Iene e ha offerto un’emozionante monologo. Emozionante in ogni declinazione di questo termine: le sue parole fanno piangere dal ridere ma fanno anche piangere e basta. Nel punto in cui Giraud ammette in maniera inaspettata la sua sensibilità, quella che la porta a sentirsi ferita dagli insulti che riceve sui social, le intravediamo un velo di lacrime sugli occhi. Forse complice lo sfondo delle fiamme del programma, fatto sta che quegli occhi da cui sempre sprizza un'allegria pura, una vis comica irresistibile e un’ilarità massima per un attimo cedono a qualcosa che di lei, di Michela, non conoscevamo ancora: la vulnerabilità.

Questa è la potenza del discorso che l'attrice romana ha tenuto pochi giorni fa in occasione della sua conduzione dello show di Italia 1. Perché, se soltanto avesse fatto ridere, non avrebbe avuto quella potenza dirompente che invece ha avuto.

Michela Giraud ha offerto un monologo che con intelligenza sbaraglia hater e body shaming, senza dare ai fomentatori di odio online alcun tipo di appiglio: le sue parole mettono k.o. qualsiasi replica possibile e immaginabile.

Il monologo

Dopo l'esordio in cui afferma ironicamente di essere molto amata, specialmente sui social, l'artista ci prende per mano, facendoci fare un bel percorso nel suo intimo e nell'intimo di tanti di noi.

Il risultato? La catarsi è assicurata, e non solo quella della grassa risata (che è sempre il metodo catartico numero uno).

 

"Ma quanto sono amata? Specie sui social. Mi scrivono cose bellissime”, incomincia Giraud sfoderando tanto sarcasmo.

“Sei grassa, sei volgare, sei grassa e sei volgare”, chiosa, spiegando quali sarebbero le cose bellissime che ha appena citato…

Poi il suo discorso diventa diretto e caustico, rivolgendosi proprio a quella parte di auditorium composta dai fomentatori dell’odio in rete. Scherza sopra a ciò che i leoni da tastiera le scrivono spesso, insultandola per le sue forme, il suo aspetto e tutto ciò che rientra nel body shaming.
Poi però ammette con sincerità che tutto questo le fa male, la ferisce profondamente. “Non vorrei leggere quelle cose, ma non resisto. Rosico. Io mi siedo a pensare una risposta arguta che possa dimostrare la mia superiorità intellettuale quando invece io sto solo a rosicà…”, spiega usando una famosa espressione del vernacolo romanesco.

 

“Mi dicono: e fattela una risata, sei una comica, alla fine che ti hanno detto? Ognuno però ha la sua storia e la sua sensibilità”. Ed è qui che l'occhio lucido di Michela fa capolino, trafiggendoci ancor più di quanto già non faccia la spada affilatissima della sua arguta comicità.
L'arguzia di questo nome ormai altisonante del panorama comico-attoriale nostrano l’ha portata a ribaltare in maniera geniale l’odio online nei suoi confronti, trasformandolo in qualcosa di positivo.

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La lezione che Michela Giraud dà a tutti noi, non solo agli haters

“Io ho trovato la mia soluzione in uno di questi commenti. Quando mi hanno scritto ‘fai schifo’ e ho pensato: anche se fosse? E quindi? E a quel commento ho messo un bel like. Una delle cose più liberatorie che mi siano mai capitate nella vita. Mi sono detta sai che c’è? È vero, io faccio proprio schifo. Ragazzi ma quant'è bello fare schifo? Ma che libertà incredibile è?”, ha continuato la comica.

 

In un’epoca in cui tutti vogliamo essere migliori, in cui tutti siamo prigionieri dello sguardo degli altri, darci la possibilità di fare schifo è un atto rivoluzionario, perché fare schifo è un diritto ed è un diritto che rivendico con orgoglio. Esultando”, questo è il gran finale - da pelle d'oca - di Michela Giraud, nella cui utopia intravediamo un mondo fatto di social network in cui è il “not like” a darci maggiore popolarità.


L’abbiamo definito il gran finale ma in verità ce n'è anche un altro: “Da oggi ringrazio tutti i miei haters e tutte le loro splendide verità. Avete ragione: faccio schifo. Ma ho anche dei difetti”.
Applausi. Da standing ovation.

 

Tra le tante cose di cui dice che gli hater la accusano, Michela cita comicamente anche cose esagerate, per fare scattare quel meccanismo a molla che sta alla base della risata.

“Avete ragione su tutto, anche che la caduta dell’Impero romano è colpa mia”, aggiunge in maniera appositamente iperbolica.
Ma non a caso quello è l’Impero in cui è incominciata la legge del pollice in su, ossia il gesto della mano usato dalle folle e dall’Imperatore nell'antica Roma per decidere la sorte di un gladiatore sconfitto.

Anche oggi è proprio quel pollice in su, ora chiamato like, a decidere la vita o la morte sociale di tutti noi. Ebbene, Michela Giraud non avrà provocato la caduta dell’Impero romano ma di certo ha incominciato la battaglia al pollice in su a cui quell'Impero ci ha condannato.

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