Fedez: "Non ne posso più, perseguitato dal Codacons". Dura la risposta: "Quereliamo"

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Ancora uno screzio tra il rapper e l’ente che viene accusato dall’artista milanese di paragonare "la nostra raccolta fondi, con cui abbiamo raccolto più di 5 milioni di euro per i lavoratori dello spettacolo, alla raccolta fondi di Malika". Immediata la replica: "Evidentemente non ha letto la nostra istanza"

"Non ne posso più. Sono perseguitato dal Codacons. Riescono a paragonare la nostra raccolta fondi, con cui abbiamo raccolto più di 5 milioni di euro per i lavoratori dello spettacolo, alla raccolta fondi di Malika". Questo il duro sfogo di Fedez nelle sue stories di Instagram. Il riferimento è alla vicenda di Malika Chalhy, la ragazza cacciata di casa dopo aver rivelato di essere lesbica. La ragazza, con una parte dei soldi avuti in beneficienza, si era poi comprata una Mercedes. Il rapper ha mostrato un’istanza ricevuta dall’ente che però replica con un comunicato: "Evidentemente Fedez non ha letto la nostra istanza, e se l'ha letta non l'ha capita, dimostrando leggerezza e superficialità". 

 

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Fedez: "Per attaccare me umiliano altre persone"

"Sono stufo di essere perseguitato da voi, vergognatevi", ha proseguito l’artista milanese esibendo una raccomandata ricevuta dall'associazione consumatori. "Per attaccare me – dice Fedez – stanno attaccando persone che hanno messo a disposizione la propria vita per il bene comune, umiliandole e mortificandole a tal punto di mettere sullo stesso piano un lavoro fatto con una professionalità estrema e una celerità che non si era mai vista per il settore che abbiamo aiutato paragonandolo ad una raccolta fondi messa in piedi da una ragazzina". Poi conclude e attacca: "Il Codacons si permette di fare la voce grande perché di fianco ha istituzioni pubbliche che gli danno credito e questa cosa non è accettabile". 

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La replica del Codacons

La replica del Codacons non si è fatta attendere, ed è arrivata attraverso un comunicato stampa. "Evidentemente Fedez non ha letto la nostra istanza, e se l'ha letta non l'ha capita, dimostrando leggerezza e superficialità", ha scritto il Codacons nella nota diffusa oggi. "L'atto presentato dalla nostra associazione e a cui il rapper fa riferimento è finalizzato proprio a tutelare le raccolte fondi come quella avviata da Fedez, e a garantire trasparenza e correttezza ai donatori circa la destinazione e l'utilizzo dei soldi raccolti". "Entrando poi nel merito delle accuse mosse dal rapper verso la nostra associazione, gli insulti, l'arroganza, le menzogne contenute nel suo video e la violenza dimostrata nei nostri confronti varranno a Fedez una nuova querela per diffamazione - conclude il Codacons - che il rapper si sarebbe potuto evitare se solo avesse letto (e compreso) l'atto che gli è stato notificato".

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I precedenti tra Fedez e il Codacons

Questo relativo all’istanza per la raccolta fondi organizzata da Fedez è soltanto l’ultimo dei tanti scontri tra il rapper e il Codacons. In passato l’ente ha già denunciato il cantante diverse volte, l’ultima delle quali per via della presunta pubblicità occulta a favore della Coca-Cola nella canzone “Mille” e nel video del singolo che Fedez canta con Achille Lauro e Orietta Berti. Già in passato però il Codacons aveva presentato una denuncia analoga, poiché il rapper milanese aveva fatto beneficenza a bordo di un’auto, di sua proprietà, mostrando il logo della casa produttrice. Non solo: anche la moglie di Fedez, Chiara Ferragni, è già stata segnalata dall’associazione dei consumatori per via dell’inserimento di prodotti commerciali all’interno del video della hit estiva “Non mi basta più”, che l’imprenditrice e influencer canta con Baby K. Inoltre, sempre l'ente aveva polemizzato con la stessa Chiara Ferragni per aver chiesto sul suo profilo Instagram di votare per Fedez e Francesca Michelin durante la serata finale di Sanremo. In quel caso si era addirittura parlato di annullamento della votazione. Lo scorso anno, durante il lockdown, era stato Fedez ad accusare il Codacons di aver fatto una comunicazione ambigua, chiedendo fondi per il Covid che poi sarebbero finiti nelle casse dell'Associazione, la quale aveva risposto spiegando che anche loro pagavano le conseguenze economiche della pandemia. Accuse nuovamente ribadite nelle ultime storie su Instagram.

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