Valeria Solarino, il monologo sull'identità di genere: “Sono maschio e sono femmina"

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Actress Valeria Solarino attends the "Viola Di Mare" Premiere during day 2 of the 4th Rome International Film Festival held at the Auditorium Parco della Musica on October 16, 2009 in Rome, Italy. (Photo by Venturelli/WireImage)

Tema speciale dell'undicesima edizione del WeWorld Festival sono stati gli stereotipi, di genere e non solo. L'attrice Valeria Solarino ha chiuso la tre giorni di dibattiti ed eventi con un intenso monologo scritto da Giovanni Veronesi 

L'attrice Valeria Solarino (I SUOI MIGLIORI FILM) ha interpretato un emozionante monologo sull’identità di genere e lo ha fatto in chiusura dell’undicesima edizione del “WeWorld Festival”. Un Festival (organizzato da WeWorld, ONG italiana che difende i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi), dedicato quest'anno non solo all' empowerment femminile, alla condizione delle donne in Italia e nel mondo dopo la pandemia, ma a tutti gli stereotipi, di ieri e di oggi. Da quelli strettamente legati all'aspetto fisico e al bodyshaming di stringente attualità, a quelli sulle donne e nello specifico sulla maternità fino ad arrivare al delicato tema della violenza di genere. Dopo una tre giorni di talk, dibattiti, performance e mostre, a chiudere l'evento è stata l'attrice nata in Venezuela da padre siciliano e mamma torinese, straordinario talento del cinema italiano.

 

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il monologo di Valeria Solarino 

L’attrice che vedremo prossimamente a teatro con il nuovo spettacolo “Gerico Innocenza Rosa”, inizia il suo monologo  sottolineando che il testo non ha un titolo, "datelo voi", queste le sue parole: “Sono maschio e sono femmina, sono uomo e sono donna. Sono tutto, sono io. A mia immagine e somiglianza, sono fatta di sangue, vene, budella e carne. Sono l’ultimo dei moicani e il penultimo in alto a destra, sono una partigiana, una staffetta, sono in guerra anch’io col mondo solo che al posto del fucile, vado in bicicletta. E porto un sacco pieno di notizie nuove, sono donna io e sono uomo, e lo sa Dio. Ebbene allora, che volete da me? Sono due in uno anzi, uno in due. Un essere umano solo in due persone complete e felici. Sono tutto, sono Dio”. Il testo è stato scritto da Giovanni Veronesi ed è un chiaro invito a "essere ciò che si è", nella libertà più totale e intima che ciascun essere umano ha il diritto di esercitare.

 

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