Per la prima volta su un palcoscenico italiano, l’attrice ha debuttato al Festival di Spoleto nello spettacolo “Maria Callas. Lettere e memorie”, tratto dal libro del fotografo e regista Tom Volf
Dall’infanzia modesta trascorsa a New York, agli anni della guerra ad Atene, dal debutto in sordina all’Opera, fino alle vette di una carriera internazionale, segnata da scandali e tribolazioni personali. Dall’amore idealizzato per suo marito alla passione travolgente per Onassis. “Maria Callas. Lettere e memorie” interpretato da Monica Bellucci rivela, per la prima volta, la vera storia di Maria Callas che si nasconde dietro la leggenda. A volte ci svela una donna vulnerabile, divisa tra la vita sul palcoscenico e la vita privata. A volte l’artista vittima delle sue esigenze e in battaglia con la sua voce. Nonostante la solitudine parigina dei suoi ultimi anni, Maria Callas continuerà a lavorare instancabilmente fino alla sua scomparsa, all’età di 53 anni. In questo autoritratto commovente e affascinante della più grande voce del XX Secolo, Monica Bellucci (Teatro, Monica Bellucci interpreta la divina Maria Callas) indossa sulla scena un abito realmente appartenuto al soprano, prestato dalla collezione italiana “My private Callas”, rimasto chiuso per oltre 60 anni, e mai indossato prima.
MONICA BELLUCCI A SKY TG24
Monica, lei torna al teatro in un momento in cui il contatto con il pubblico ha un significato particolare visto il periodo difficile che stiamo ancora vivendo per il Coronavirus.
Quali sono le sue sensazioni alla vigilia del debutto a Spoleto?
“Penso che in questo momento c’è ancora più bisogno di questo contatto. L’arte ci fa un po’ dimenticare questo periodo così difficile. Ne abbiamo tutti bisogno. Tutti abbiamo bisogno di essere ispirati e la bellezza ci aiuta. Parlare di Maria Callas è parlare di bellezza, perché questa donna aveva un rapporto con l’arte e con la musica molto particolare".
Come definirebbe Maria Callas alla luce di questa sua esperienza ed interpretazione?
“Maria Callas è stata sempre vista, sì come questa grande artista, ma anche come una donna che aveva una sua durezza. La Maria Callas che è rappresentata qui è una donna molto sensibile, quindi forse era la sua parte più nascosta, quella che solo gli amici intimi veramente conoscevano. E gli uomini che l’hanno amata e hanno avuto la possibilità di entrare in questa sua fragilità. E a essere anche molto pericolosi per lei”.
Il lockdown ha portato le donne lavoratrici a dover fare un passo indietro, più dei mariti o compagni. Qual è il suo punto di vista in merito a questa tematica?
“Penso che le cose stiano cambiando. Oggi le donne si sentono più libere e parlano di più. Parlare del fatto che non sono contente di questo, vuol dire che c’è più libertà rispetto a prima. Ma la strada è sicuramente ancora lunga”.
Trent’anni di carriera internazionale che celebra al teatro. È sul palcoscenico il suo prossimo futuro?
“Forse un po’ sì. Certo che continuo con il cinema, ma penso che questa sia stata per me un’esperienza molto forte. Non so ancora cosa succederà più avanti. È strano perché Maria Callas ha sempre fatto la scena e poi, in tarda età, ha fatto il suo primo film. Maria Callas era speciale in tutto. Anche se ha fatto un solo film, Medea di Pier Paolo Pasolini è entrata nella storia del cinema”.