Stories, Ghali si racconta a Sky TG24: "Scrivo perché mi voglio bene, una terapia". VIDEO
SpettacoloIl rapper è il nuovo ospite del ciclo di interviste del vicedirettore Omar Schillaci: "Se non mi fossi voluto bene, sarei potuto finire male", spiega. Intervista in onda su Sky Arte il 7 marzo alle 20.40 e disponibile On Demand
Una consolle, la musica di Dj Dev, le parole di Ghali: sono i protagonisti di “Io mi voglio bene – Il dna di Ghali”, il nuovo appuntamento di Stories, il ciclo di interviste dedicate al mondo dello spettacolo di Sky TG24. Un colloquio tra il rapper Ghali (FOTOSTORIA) e il vicedirettore di Sky TG24 Omar Schillaci che è quasi un dj-set, dove i beat di Dev si fondono ai ricordi e i pensieri del cantante che sta facendo il pieno di successo con il nuovo album DNA. L’intervista su Sky Arte sabato 7 marzo alle 20.40 e disponibile anche On Demand (L'INTERVISTA INTEGRALE).
Ghali: "Ho imparato a volermi bene"
Ghali parla della sua musica, del ruolo che questa ha avuto e ha nella sua vita: “Ho imparato a volermi bene, scrivo proprio perché mi voglio bene”, racconta. “Scrivo perché ho bisogno di questa terapia e mi voglio curare tutti i giorni. Se non mi volessi bene farei qualcos’altro, avrei seguito una strada più facile, avrei usato come giustificazione il mio passato per poter prendere scelte sbagliate. Proprio perché mi voglio bene ho deciso di fare altro, sarei potuto finire molto male”.
"Sento la responsabilità di piacere ai bambini"
Tra le domande, anche quella sul rapporto con i fan più piccoli, i bambini. "Sento la responsabilità" di piacere ai bambini, ha spiegato Ghali. "Ci tengo. Amo tantissimo questa cosa, perché sono puri, veri e riconoscono ciò che è bello. Quando un bambino è felice di vedermi e ascoltare la mia musica, per me è missione compiuta". Ed è una soddisfazione piacere anche ai loro genitori, una sorta di rivincita rispetto al periodo dell'adolescenza: "I genitori dei miei compagni di classe non volevano che loro uscissero con me", racconta Ghali. “In qualche modo ero un trendsetter anche da piccolino, dall’orecchino al pantalone messo in un certo modo", continua il cantante. “Influenzavo tanto, i ragazzi tornavano a casa con nuove idee e questo spaventava i genitori. Con la musica ho voluto riconquistarli e penso che sia andata bene”.
I momenti negativi e il ruolo prezioso della madre
Infine il rapper ricorda anche i momenti meno facili e il ruolo prezioso di sua madre: “Ho avuto delle esperienze negative che mi hanno scottato nella fase adolescenziale: firmai per un’etichetta indipendente e le cose non andarono. Mi promisero tante belle cose, tornavo a casa dicendo: ‘mamma, che bello, l’anno prossimo smetti di lavorare’. Avevo 17, 18 anni. Mia madre mi diceva ‘aspetta, calmati, sii serio’. È come se lei avesse sempre saputo che non era quello il momento giusto”.