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Venezia 2019: Seberg: La recensione del film con Kristen Stewart

Spettacolo

Paolo Nizza

L'ex Bella della saga di Twilight, Kristen Stewart, interpreta la musa della  Nouvelle Vague Jean Seberg, in un biopic presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

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Jean Seberg: Una vita all’ultimo respiro

Un respiro affannoso. Forse l’ultimo. Dallo schermo nero compare una giovane donna incatenata ad un palo. Ha i capelli corti e lo sguardo disperato. E una martire, una vittima. Nello specifico è Giovanna D’arco. Il fuoco sta per bruciarla viva. Il potere ha deciso di mandare al rogo la pulzella D’Orleans. L’inquadratura si allarga. Scopriamo che si tratta di un film. Otto Preminger sta girando la scena finale di Santa Giovanna. L’attrice in questione è Jean Seberg e pure lei finirà bruciata, ma non dalle fiamme. Inizia cosi Seberg, film biografico presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia. Per il suo secondo lungometraggio, il regista teatrale australiano Benedict Andrews, ha deciso di raccontare la vita dell’icona della Nouvella Vague, tra il 1868 e il 1971. Ma più che una mera biografia, la pellicola è una sorta di canzone d’amore per Jean, per quella bionda che con la sua interpretazione in Sino all’ultimo respiro incantò il mondo.

In Seberg, l’attrice (interpretata da Kristen Stewart) è già all’apice del suo successo, È sposata con lo scrittore francese Romain Gary, ha un figlio, ma non è particolarmente felice, né appagata. Su un aereo per Los Angeles, conosce Hakim Jamal (Anthony Mackie, il Falcon degli Avengers), un attivista carismatico nel movimento dei Black Panthers. Tra i due è amore a prima vista. La Seberg decide quindi di finanziare economicamente il movimento. Ma questo attira l’attenzione del Fbi. Il suo nome finisce nella lista chiamata Cointelpro. Tra cimici, pedinamenti e calunnie, Jean diventa oggetto di una campagna diffamatoria che rischia di farle perdere tutto.

Kristen Stewart, da Twilight a Seberg

Immerso nei colori e nelle atmosfere della Los Angeles degli anni Sessanta, il film è una gioia per gli occhi. Ma tra party in piscina, miniabiti color pastello, stivali e giacche di pelle, Seberg ci mostra l’anima fragile di una star che vorrebbe fare la differenza, ma che finisce per essere considerata una turista anche dagli attivisti che vorrebbe aiutare, mentre per i bianchi è una balorda pronta ad aprire le gambe e il portafoglio. Il clima di sospetto, le intercettazioni, le paranoie rimandano a capolavori come La conversazione o Tutti gli Uomini del Presidente. Ma la forza del film è nell’interpretazione di Kristen Stewart. In fondo ci sono dei parallelismi fra l’ex Bella di Twilight e la musa di Jean Godard, Entrambe sono diventate famose da giovanissime e poi hanno intrapreso una carriera più originale e coraggiosa, lavorando in Francia. Sono star senza filtri, attrici istintive. E a proposito dell’affinità con Jean, Kristen ha dichiarato: “Facendo l’attrice quello che cerchi è una sorta di legame con la gente e la sfida sta nel mantenere la propria onestà. Jean Seberg aveva una fame diversa, però, quella di connettersi più di altri, più a fondo, con le persone. Era anche spinta da una forte vocazione umanitaria, in un momento in cui le persone non volevano vedere, capire. Quella che racconta il film è una storia molto importante, e lo è soprattutto oggi. Perché sacrificarsi per un’idea, per gli altri, è raro. Ed è giusto che Jean Seberg non venga ricordata solamente per il suo taglio di capelli.”