Il cineasta si è spento il 19 ottobre all'Ospedale Grassi di Ostia. È stato uno dei padri del cinema italiano di genere, maestro del filone "poliziottesco" e horror. Quentin Tarantino è un suo grande fan
È morto, all'età di 86 anni, il regista e sceneggiatore Umberto Lenzi. Tra i maggiori esponenti del genere poliziottesco anni Settanta, il celebrato cineasta si è spento il 19 ottobre all'Ospedale Grassi di Ostia, dov'era stato trasferito dalla casa di riposo di Villa Verde, sede della sua ultima dimora.
Una vita per il cinema
Approdato al cinema nel 1958 dal mondo della letteratura (ha scritto undici romanzi), Lenzi è ricordato soprattutto per essere stato uno dei padri del cinema italiano di genere esploso negli anni Settanta. Nato a Massa Marittima (Grosseto) il 6 agosto 1931, Lenzi abbandona gli studi di Giurisprudenza per iscriversi al al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove si diploma nel 1956. Nel '58 sceneggia e gira in Grecia il suo primo film "Mia Italida stin Ellada", ma il suo esordio ufficiale viene attribuito al film del 1961 con Lisa Gastoni "Le avventure di Mary Read". Grande appassionato dei romanzi di Emilio Salgari, segue l'istinto andando in Malesia per girare un dittico salgariano "Sandokan, la tigre di Mompracem" e "I pirati della Malesia", pellicole che gira lavorando con pseudonimi statunitensi. È poi la volta delle spy-story sulla falsariga di 007, a cominciare da "A 008, operazione Sterminio" del 1965.
Il Giallo erotico italiano
I primi anni Settanta sono quelli in cui Lenzi si specializza nel giallo all'italiana, diventando il creatore del sotto-genere noto come "giallo erotico italiano". Nei primi anni Settanta gira "Un posto ideale per uccidere" (1971), "Sette orchidee macchiate di rosso" (1972), "Il coltello di ghiaccio" (1972), "Spasmo" (1974) considerato da molti il suo capolavoro, e "Gatti rossi in un labirinto di vetro" (1975). Tra le tante attrici da lui dirette in questi anni, spiccano i nomi di Carrol Baker, Tina Lattanzi, Rossella Falk e Anna Proclemer. Artiste che si aggiungono a divi di Hollywood del calibro di Henry Fonda, John Huston, George Peppard.
Il poliziottesco e l'invenzione di "Er Monnezza"
La vincente sperimentazione nei generi spy e giallo lo porta a sposare poi il genere "poliziottesco" che ne farà uno degli idoli di Quentin Tarantino e il pigmalione di due star del genere: Maurizio Merli e Tomas Milian, un attore con cui lavorerà sette volte fino a un traumatico scontro. Sono gli anni di "Milano odia: la polizia non può sparare" (1974), "Roma a mano armata" e "Napoli violenta" (1976) fino a "Il trucido e lo sbirro" in cui, insieme all'attore, inventa il personaggio di "Er Monnezza", sempre nel 1976. Alla fine degli anni 70' dirige anche diversi film horror come "Mangiati vivi" e "Incubo sulla città contaminata" che anni dopo gli varranno l'ammirazione di Quentin Tarantino. Dopo essere approdato alla cinema d'intrattenimento negli anni Ottanta, firma anche diversi lavori per la televisione, fino a girare, nel 1992, il suo ultimo lungometraggio dal titolo "Hornsby e Rodriguez - Sfida criminale" con Charles Napier e Stefano Sabelli. Nel 2016 è uscito, per Golem Edizioni, il suo ultimo romanzo dal titolo "Si muore solo due volte".