
Nel gennaio 1957, la Wham-O produsse il primo "disco volante" in plastica. Un oggetto di culto nato alla fine del 1800 negli Stati Uniti e perfezionato da un veterano della Seconda guerra mondiale. Non solo un gioco, ma uno sport a tutti gli effetti, sbarcato in Italia solo negli anni Settanta. LA FOTOGALLERY

Nel gennaio del 1957, esattamente 60 anni fa, iniziava la produzione industriale dell'oggetto oggi universalmente conosciuto come frisbee. A mettere in commercio i primi dischi in plastica aerodinamici, denominati “Pluto platter”, fu la ditta di giocattoli Wham-O. Da allora, oltre alla gente comune, tante le star (nella foto l'attrice Jenny Hanley) che si sono cimentate in questa pratica -
La storia del frisbee
La storia del frisbee è però più antica: il gioco sarebbe nato a Bridgeport nel Connecticut, dove gli studenti universitari usavano le teglie vuote di una pasticceria fondata nel 1871 – la “Frisbie Pie Company” – come oggetto di svago, lanciandosele al grido “Frisbie!” (da cui il nome, appunto). Nella foto, la nazionale del Regno Unito nel 1975 -
La ditta oggi è diventata un parcheggio
Nel 1948 due veterani della Seconda guerra mondiale, Walter Frederick Morrison e Warren Franscioni, realizzarono in un garage la prima versione in plastica del gioco, ribattezzata “disco volante”, in grado di planare meglio delle teglie in metallo usate fino ad allora e di più facile presa. Nella foto Laura Engel, campionessa mondiale del 1979 -
L'inventore del frisbee morto a 90 anni
Nel 1955 Morrison migliorò ulteriormente il modello, e fu proprio lui a venderlo alla “Wham-O”. La sua speranza era quella di monetizzare la mania del pubblico di quegli anni nei confronti dello spazio e degli ufo, gli oggetti volanti non identificati di cui si moltiplicavano gli avvistamenti. Nella foto, frisbee in una base statunitense in Afghanistan -
L'azienda che inventò anche l'Hula-Hoop
Nel 1958, a un solo anno dal lancio sul mercato, la Wham-O decise di cambiare nome all'oggetto: da “Pluto platter” (“vassoio di Plutone”) a “Frisbee” (anziché "Frisbie", per un errore di trascrizione del nome originario della pasticceria del Connecticut) -
Il sito della Federazione italiana Flying Disc
Il frisbee come lo conosciamo oggi, e qui giocato a Central Park, è però il frutto di un'ulteriore modifica, apportata nel dicembre 1967 dal designer Ed Headrick, che aggiunse delle creste in rilievo sulla superficie del disco per stabilizzarne il volo. Lui stesso inventò il frisbee golf, in cui si deve fare centro in cesti di metallo -
Dopo la sua morte, Headrick fu cremato e volle che le ceneri diventassero un frisbee
Alla fine degli anni Sessanta degli studenti di Maplewood, nel New Jersey, inventarono l'ultimate frisbee, un incrocio tra football, calcio e basket. Un'altra disciplina è poi il freestyle, che prevede coreografie realizzate con più dischi -
La federazione mondiale
Altro sport agonistico è il disc dog, dove a gareggiare con un frisbee sono i cani e i loro proprietari: una dimostrazione di affiatamento in cui il padrone lancia il disco sincronizzando i propri movimenti con quelli dell'animale -
Una disciplina nata 30 anni fa negli Usa
Proprio grazie alla diffusione del frisbee come pratica sportiva, dal 1977 la Wham-O riuscì a venderne oltre 100 milioni di esemplari in tutto il mondo (anche in Cina, come nella foto). Nel 1994 l'azienda vendette il marchio alla Mattel -
L'azienda che produce la Barbie
Negli anni Settanta, all'apice del suo successo negli Stati Uniti, il gioco sbarcò per la prima volta in Italia. A “importarlo” dalla California Valentino De Chiara, che nel 1977 fondò al'Associazione Italiana del Frisbee. Al giorno d'oggi, in alcune discipline, il frisbee è usato per allenarsi; nella foto il calciatore Wayne Rooney durante un allenamento del Manchester United -
La storia del freestyle
Nel nostro Paese c'è uno dei tornei più famosi di beach ultimate (versione da spiaggia): quello di Paganello, a Rimini, dove nel 2003, si è tenuto il mondiale di frisbee. Nell'edizione del 2007, due ragazze e tre ragazzi italiani hanno tolto il primato agli inventori di questa disciplina, con il titolo Open Co-op e quello Women Pairs. Nella foto, il campione neozelandese Zev Fishman -
Il torneo di Paganello
Nel 2015 la categoria ultimate frisbee ha ottenuto il riconoscimento di sport olimpico dal Cio, il Comitato internazionale dei Giochi. Riconoscimento che in futuro, ma sicuramente non per Tokyo 2020, potrebbe aprire al frisbee le porte delle Olimpiadi -
Gli sport olimpici più strani