Dalle rocce della Terra si estrapola la storia del Sistema Solare

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Analizzando antichi sedimenti lacustri, un team della Columbia University mira a indagare i movimenti dei pianeti vicini in grado di influenzare i cambiamenti climatici 

Come può il Sistema Solare influire sul clima della Terra? Esistono diversi fattori che, modificando l’irradiazione della luce del Sole sul nostro pianeta, contribuiscono a cambiarne periodicamente le condizioni climatiche. Si tratta però di cicli estremamente lenti e difficili da ricostruire, condizionati dai moti dei pianeti che, insieme al globo terrestre, si muovono all’interno dello stesso sistema planetario. Grazie ad antichi sedimenti ottenuti da laghi in New Jersey e Arizona, un team del Lamont-Doherty Earth Observatory, parte della Columbia University, sarebbe ora vicino a uno straordinario risultato, come spiegato sulla rivista Pnas: ricostruire i movimenti dei pianeti del Sistema Solare fino a 200 milioni di anni fa.

Dalle rocce alla storia del Sistema Solare

Fino ad ora, il legame tra i moti di altri corpi celesti e i relativi effetti sul clima terrestre è accertabile fino a circa 60 milioni di anni fa. Tuttavia, le rocce presenti nei sedimenti lacustri potrebbero fungere da metronomi, aggiungendo informazioni prima impensabili sulle variazioni climatiche della Terra e quindi sul comportamento degli altri ‘attori’ del Sistema Solare. Come spiega infatti il geologo e paleontologo Paul Olsen “l’orbita terrestre e l’orientamento dell’asse cambiano costantemente poiché deformati dall’attrazione gravitazionale di altri corpi”, un processo che modifica di conseguenza l’irradiazione solare, il clima e, per ultimo, il modo in cui i sedimenti si depositano. Partendo da questi ultimi, sarebbe quindi possibile ripercorrere al contrario le tappe di questo ciclo.

La costruzione di un “planetario geologico"

Attraverso esperimenti condotti finora sui sedimenti prelevati, gli scienziati hanno individuato cicli orbitali di diverse durate che avrebbero guidato i cambiamenti nel clima tropicale da 252 a 199 milioni di anni fa. Il più lungo di questi, tuttavia, non si verifica da molto più tempo del previsto, un’anomalia che Olsen definisce “l’impronta digitale del caos del Sistema Solare”, effetto di “una danza gravitazionale tra la Terra e Marte”. Oltre ai dati sul pianeta rosso, i sedimenti permetterebbero di tracciare i movimenti anche di Giove, Mercurio e Venere, quelli che più di tutti possono influenzare l’orbita terrestre, generando a catena gli altri effetti spiegati. Nella costruzione di questo “planetario geologico”, com’è definito da Olsen, restano tuttavia dei buchi che il team spera di riempire prelevando e analizzando nuove rocce dai due circoli polari. In questo modo, i ricercatori potrebbero giungere a modelli climatici “di alta qualità” riguardanti il passato della Terra, oltre a capire molto più nel dettaglio i movimenti compiuti dai vicini cosmici del Sistema Solare, ricostruendone così la storia.

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