Un team giapponese ha realizzato un nuovo sensore in grado di spostarsi sul corpo dei cetacei fino ad elevate profondità: uno degli obiettivi è osservare gli animali durante la caccia
Lo studio dei capodogli, tra i più grandi predatori presenti sulla Terra, potrebbe aver raggiunto un punto di svolta. Difficili da osservare con continuità per i lunghi periodi trascorsi in profondità, questi enormi cetacei potrebbero presto rivelare molti nuovi segreti agli studiosi. Il merito è di un innovativo sensore ecologico ideato dai ricercatori di due atenei giapponesi, l’Università di Yagamata e la Teikyo University of Science, che è stato testato per resistere a elevate profondità e potrà essere collocato sul corpo dell’animale e fornire importanti dati riguardanti i comportamenti, in particolare in occasione delle sue ‘sparizioni’ negli abissi.
Una nuova idea di biologging
Le comuni tecniche di biologging, che consistevano nell’ottenimento di informazioni attraverso dispositivi attaccati agli animali, si sono rivelate fino a questo punto infruttuose per ciò che riguarda lo studio dei capodogli. I ricercatori, infatti, avevano provato in passato ad ottenere video di questi predatori posizionando i dispositivi in prossimità della bocca, ma le profondità raggiunte dai capodogli rendevano estremamente difficile il reperimento di immagini. Ecco perché il team di ricercatori nipponici ha provato a ovviare al problema sviluppando un piccolo rover che si adatta perfettamente alle superfici curve e può spostarsi lungo il corpo di un capodoglio.
Capodogli: cosa accade durante la caccia?
Come spiegato a TechXplore da Yuichi Tsumaki, uno dei ricercatori, il progetto nasce con l’obiettivo di compiere un’impresa mai riuscita in precedenza: “Volevamo fortemente ottenere video dei capodogli mentre cacciano, perché nessuno sa cosa accade quando un capodoglio mangia un calamaro gigante”. Dopo diversi tentativi, il team ha finalmente sviluppato un sensore che utilizza l’energia dell’ambiente circostante, ovvero la corrente marina, per muoversi, così da poter raggiungere la zona in prossimità della bocca per realizzare riprese con una visibilità migliorata. Inoltre, il dispositivo fornirà ai ricercatori svariate informazioni rilevanti, dalle traiettorie di movimento in 3D alle profondità raggiunte dagli animali, fino dati come la velocità di spostamento, la temperatura corporea e anche l’elettrocardiogramma. Sebbene l’obiettivo sia quello di raggiungere anche i 1000 metri di profondità, i test condotti fin qua in laboratorio hanno permesso di far viaggiare il sensore su superfici piatte acriliche fino a una profondità di circa 500 metri.