Cervello, individuati i “cassetti” della memoria in alcuni neuroni

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

“Queste cellule nervose si attivano quando siamo coinvolti in una situazione nuova, ma simile sotto certi aspetti a un’esperienza che abbiamo vissuto in passato”, spiega Susumu Tonegawa, coordinatore dello studio e premio Nobel (per la medicina) 

Nel corso di un nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della rivista specializzata Nature Neuroscience, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) sono riusciti a individuare i “cassetti” della memoria che conservano le esperienze. Si tratta di particolari neuroni presenti nell’ippocampo nei quali sono immagazzinate le rappresentazioni astratte di alcune azioni compiute in luoghi specifici. Ogni volta che vengono ripetute, anche in un contesto completamente diverso, queste cellule nervose si riaccendono per rendere più semplice affrontare la nuova circostanza.

Lo svolgimento dello studio

“Questi neuroni si attivano quando siamo coinvolti in una situazione nuova, ma simile sotto certi aspetti a un’esperienza che abbiamo vissuto in passato”, spiega Susumu Tonegawa, coordinatore dello studio e premio Nobel (per la medicina) a capo del Riken-Mit Center of Neural Circuit Genetics di Cambridge. Sotto la sua guida, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno osservato l’attività cerebrale di alcuni topi da laboratorio impegnati a correre all’interno di vari labirinti, che ricevevano una ricompensa una volta completati quattro giri.

Il funzionamento dei neuroni

Analizzando i dati raccolti, il team di ricerca ha scoperto che nel cervello dei roditori alcuni neuroni specifici si erano attivati durante il primo giorno dell’esperimento e altri nei successivi tre giorni, a prescindere da fattori come la forma del labirinto percorso o la sua lunghezza. Queste cellule nervose si limitano dunque a “codificare” i singoli eventi associati a un’esperienza e non il luogo in cui quest’ultima avviene. I ricercatori ipotizzano che lo stesso meccanismo potrebbe essere presente nel cervello umano. Alcuni neuroni specifici, per esempio, potrebbero attivarsi quando si cena, a prescindere che il pasto avvenga in casa o in un ristorante.

L’origine del senso di sazietà

Nel corso di uno studio differente, i ricercatori del Centro per il gusto e il comportamento alimentare di Digione hanno scoperto che il senso di sazietà nasce nel cervello, più precisamente in alcuni neuroni dell’ipotalamo che, cambiando forma, innescano un cambiamento nei circuiti responsabili di veicolare il segnale che si è mangiato abbastanza. 

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