Batteri resistenti agli antibiotici individuati nell'Artico

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

I geni dei microrganismi sono stati individuati da un gruppo di ricercatori dell’Università del Newcastle. Sembra che siano stati trasportati dagli uccelli migratori 

Gli studiosi dell’Università del Newcastle, guidati dal professor David Graham, hanno trovato un gene in grado di rendere i batteri resistenti agli antibiotici nelle zone incontaminate dell’Artico. Si chiama blaNDM-1 e in passato era già stato individuato nell’India meridionale. I ricercatori hanno individuato la particella cromosomica in vari campioni raccolti a Kunsfjorden, una regione delle Isole Svalbard. I geni dei super-batteri resistenti ai più moderni antibiotici, inclusi i Carbapenemi (spesso utilizzati come ultima risorsa nel caso delle infezioni più gravi), sono noti come ARG. Secondo il team di ricerca, blaNDM-1 è stato trasportato dall’India all’Artico da alcuni uccelli migratori, da altri animali e, probabilmente, anche dai pochi esseri umani che hanno visitato l’area. Lo svolgimento dello studio, a cui hanno partecipato anche degli studiosi dell’Università di New York del Kansas e dell’Accademia cinese delle scienze di Xiamen, è stato descritto sulla rivista specializzata Environmental International.

La diffusione dei super-batteri

Secondo il professor David Graham, il ritrovamento dei geni ARG in uno degli ultimi ecosistemi incontaminati del pianeta rappresenta un campanello d’allarme. La resistenza agli antibiotici è sempre più diffusa ed è necessario pensare a delle soluzioni su scala globale per contrastarla. blaNDM-1 è stato scoperto per la prima volta nel 2008. In poco più di un decennio, si è diffuso in più di 100 paesi e in molti casi si è evoluto, dando vita a delle varianti maggiormente aggressive. Il professor Graham spiega che la colpa è in gran parte dell’uomo. A causa dell’eccessivo utilizzo degli antibiotici e della contaminazione dell’acqua potabile, gli esseri umani hanno contribuito ad accelerare l’evoluzione dei super-batteri. Ormai i microrganismi sono in grado di adattarsi rapidamente anche ai nuovi farmaci e sta diventando sempre più complesso contrastarli (oltre che economicamente dispendioso).

Una possibile soluzione

La dottoressa Clare McCann, ricercatrice dell’Università di Newcastle, chiarisce che esiste un’unica via per risolvere il problema: individuare con precisione quali sono le cause della resistenza agli antibiotici. La studiosa incoraggia un utilizzo più consapevole degli antibiotici nel settore sanitario e in quello agricolo e sottolinea l’importanza di una migliore gestione dei rifiuti su scala globale. Evidenzia, inoltre, come sia indispensabile comprendere come l’acqua e il terreno influiscono sulla diffusione della resistenza agli antibiotici

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