L’Intelligenza Artificiale individua nel sangue il Dna dei tumori

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

I risultati di un nuovo test, condotto dai ricercatori del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center, potrebbero aprire la strada a una diagnosi precoce delle neoplasie più precisa e non invasiva 

Tramite il test Delfi (DNA evaluation of fragments for early interception), i ricercatori del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center, coordinati da Alessandro Leal e Jillian Phallen, hanno utilizzato l’Intelligenza Artificiale per individuare il Dna dei tumori nel sangue. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista specializzata Nature, indicano che l’IA ha imparato a riconoscere sette forme di neoplasie. Le conclusioni dei ricercatori potrebbero aprire la strada a una diagnosi precoce di queste patologie più precisa e non invasiva. Il test Delfi, infatti, ha permesso di individuare il Dna tumorale nel 73% dei campioni di sangue di 208 pazienti con tumori, a diversi stadi, al seno, al colon, ai polmoni, alle ovaie, al pancreas, allo stomaco e al dotto biliare. Inoltre, durante l’analisi dei campioni di sangue di 215 volontari sani si sono verificati solamente quattro falsi positivi. L’estrema precisione del test dipende dall’Intelligenza Artificiale che, oltre a riconoscere i frammenti del Dna dei tumori, è riuscita a individuare i tessuti dai quali derivavano le cellule identificate nel 75% dei casi.

L’efficacia del nuovo test

Il test Delfi studia il modo in cui il Dna è ‘impacchettato’ nel nucleo della cellula, cercando nel sangue i frammenti di Dna in diverse parti del genoma. Si differenzia dunque dalle biopsie liquide, le quali cercano le mutazioni nella sequenza di Dna dentro le cellule tumorali. "Il nucleo delle cellule sane impacchetta il Dna come una valigia ben organizzata, in cui ogni regione del genoma è disposta con attenzione in diversi compartimenti” spiega Alessandro Leal, uno degli autori dello studio. “Il nucleo di quelle tumorali invece è più simile a valigie disordinate, dove i vari pezzi sono messi a casaccio", prosegue l’esperto. "Per varie ragioni il genoma dei tumori viene impacchettato in modo disorganizzato. Ciò significa che quando le cellule tumorali muoiono, rilasciano il loro Dna in modo caotico nel sangue", aggiunge Jillian Phallen. Dopo ulteriori studi, necessari per confermarne l’efficacia, il test Delfi potrebbe essere utilizzato per monitorare e indagare il punto di origine di un tumore. 

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