Quasar, studiati i venti generati dai primi buchi neri supermassicci

Scienze
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Tramite 54 delle 66 antenne del radiointerferometro Alma, il team di ricercatori guidato da Manuela Bischetti è riuscito a dimostrare che questi corpi celesti sono in grado di generare tempeste alquanto potenti già nella prima popolazione di galassie 

Per studiare i venti generati dai primi buchi neri supermassicci, il team guidato dalla ricercatrice dell’Inaf Manuela Bischetti ha dovuto utilizzare 54 delle 66 antenne di Alma, il radiointerferometro situato a 5000 metri di altitudine nel deserto di Atacama in Cile. Gli esperti sono così riusciti a osservare 48 lontanissimi quasar: si tratta di oggetti cosmici che devono la loro intensa luminosità alla materia che cade all’interno di un buco nero dotato di una massa di milioni o miliardi di volte quella del Sole. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista specializzata Astronomy & Astrophysics, hanno dimostrato che i buchi neri sono in grado di generare tempeste alquanto potenti già nella prima popolazione di galassie. Bischetti spiega che ciò accade perché vengono accelerati venti di gas freddo caratterizzati da velocità superiori ai 1000 km/s che, espandendosi, possono sconvolgere l’intera galassia in cui il buco nero è presente. “In particolare i venti accelerati dai buchi neri possono essere talmente potenti e dannosi da impedire la formazione di nuove stelle. Il nostro risultato fornisce così una possibile spiegazione alla rarità di galassie massicce che si osservano nell’universo di ogni età, e all’impossibilità delle galassie di crescere oltre una certa massa”, chiarisce l’autrice dello studio.

L’importanza dei risultati ottenuti

Manuela Bischetti spiega che negli studi svolti negli scorsi anni questo fenomeno era stato osservato in un singolo quasar di epoca comparabile. Nel corso della nuova ricerca, gli studiosi hanno combinato tutte le osservazioni riguardanti i 48 oggetti cosmici presi in considerazione, riuscendo così a dimostrare per la prima volta che le tempeste generate dai buchi neri sono comuni nei quasar più distanti. Il team è riuscito anche a quantificare l’impatto medio di questi venti. Grazie ai risultati ottenuti potrebbe essere possibile fare luce su un fenomeno che negli ultimi anni ha catturato l’attenzione degli astrofisici: la simbiosi tra il buco nero centrale e la galassia che lo ospita. 

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