L’asteroide 2006 Q89 ha schivato la Terra: passaggio senza rischi

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Come previsto dai recenti calcoli il passaggio del corpo celeste è avvenuto in totale sicurezza, a circa 7 milioni di chilometri di distanza. L’Esa aveva inizialmente stimato una possibilità su 7000 di collisione 

Nessun pericolo per la Terra dall’asteroide 2006 Q89. Dalle prime ore di venerdì 27 settembre è infatti diventato ufficiale quanto previsto ormai da diversi mesi dai calcoli dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa): intorno alle 6 di mattina italiane il corpo celeste è transitato ‘vicino’ al nostro pianeta, alla distanza di sicurezza di quasi 7 milioni di chilometri. 2006 QV89 era rimasto inosservato per diversi anni e l'Esa aveva deciso di aggiungerlo alla lista degli oggetti potenzialmente pericolosi, in virtù di una possibilità su 7000 di uno schianto sulla superficie terrestre previsto per il 9 settembre.

Asteroide 2006 Q89: un saluto sicuro alla Terra

È finalmente avvenuto il passaggio ravvicinato dell’asteroide 2006 Q89, che ha ‘salutato’ la Terra in tutta sicurezza a 6.927.638 di chilometri, come si legge sulla lista dell’Esa che tiene monitorati gli oggetti in avvicinamento. Il corpo celeste era stato protagonista di un falso allarme, dovuto al fatto che a giugno proprio l’Agenzia Spaziale Europea aveva stimato una chance su 7000 di impatto con il nostro pianeta. Tuttavia calcoli più precisi avevano scartato questa possibilità, come spiegato anche da Luca Conversi, manager del Neo Coordination Center dell’Esa a Frascati, che aveva affermato che “questo piccolo asteroide, del diametro di 27 metri, passerà a una velocità di 9,4 chilometri al secondo rimanendo ben al di fuori della zona di rischio".

La storia dell'asteroide

Dopo essere stato scoperto inizialmente nell’agosto 2006, l’asteroide Q89 era ‘sparito’ dai telescopi dopo circa 10 giorni creando tra gli astronomi molta incertezza riguardo alla sua posizione. Tuttavia, in virtù dei calcoli effettuati, gli scienziati sapevano la zona che il corpo celeste avrebbe dovuto attraversare lo scorso luglio se fosse realmente stato destinato a impattare la Terra: così, in seguito all’esito negativo delle osservazioni condotte dal Cile il 4 e il 5 luglio con il Very Large telescope, la possibilità di una collisione è stata definitivamente esclusa. Infine, come spiega Conversi, "ad agosto, un gruppo di ricercatori americani in collaborazione con Marco Micheli del Neo Coordination Centre è riuscito a ritrovare l’asteroide”, così grazie alle nuove misure è stato possibile ottenere previsioni dettagliate per il passaggio del 27 settembre. 

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