I quasar confermano 'l'abbraccio a distanza' su cui Einstein era scettico

Scienze
Foto di archivio (Getty Images)
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Con un esperimento svolto presso le isole Canarie è stato dimostrato l’entanglement quantistico, il fenomeno che inquietava il famoso fisico tedesco 

Osservando due quasar situati a più di 7 miliardi di anni luce di distanza, i ricercatori hanno recentemente dimostrato l’esistenza dell’entanglement quantistico, scetticamente definito da Einstein come "fantomatica azione a distanza". La luce dei quasar, nuclei galattici attivi estremamente luminosi e molto distanti dalla Terra, è stata intercettata anche grazie al lavoro degli italiani Massimo Cecconi e Adriano Ghedina, che lavorano alle isole Canarie presso il Telescopio Nazionale Galileo dell'Istituo Nazionale di Astrofisica. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Physical Review Letters dal Massachusetts Institute of Technology di Boston in collaborazione con l'Università di Vienna.

Connessione quantistica

Tra le molte teorie affascinanti della meccanica quantistica, una delle più intriganti è quella che riguarda l’entanglement quantistico. Si verifica quando due particelle sono inestricabilmente legate insieme, indipendentemente dalla loro distanza. Sebbene queste particelle non siano fisicamente connesse, sono comunque in grado di condividere istantaneamente le informazioni tra loro. Questa teoria esce dai canoni della fisica classica secondo cui nessuna informazione può essere trasmessa più velocemente della velocità della luce. Il fenomeno è stato al centro di numerose discussioni nel corso dei decenni: nel 1964 il fisico John Bell calcolò un limite teorico oltre il quale le correlazioni tra particelle possono essere spiegate solo dall'entanglement quantistico e non dalla fisica classica.

Usati due telescopi posizionati alle Canarie

Dopo il calcolo di Bell si è però continuato a ragionare sui loopholes, ‘bachi’ che tarlano gli esperimenti volti a dimostrare la correttezza della teoria quantistica: questa ipotesi suggerisce la possibilità che una variabile nascosta della fisica classica possa influenzare il modo in cui si decide di misurare particelle entangled, facendo sì che queste sembrino correlate quantisticamente anche quando in realtà non lo sono. Per sfatare questa teoria gli autori dello studio hanno usato quasar troppo distanti per decidere quali proprietà delle particelle intrappolate misurare: i due quasar sono situati a più di 7 miliardi di anni luce. Il team ha utilizzato due telescopi di 4 metri di larghezza, il William Herschel Telescope e il Telescopio Nazionale Galileo, situati a poco più un chilometro di distanza su una montagna a La Palma, in Spagna. Nel corso di due esperimenti di 15 minuti, ciascuno con due coppie di quasar differenti, i ricercatori hanno misurato, rispettivamente, oltre 17.000 e 12.000 coppie di fotoni entangled, numero ben oltre il limite fissato da Bell.

Improbabile l’ipotesi del ‘complotto’

"Se dovesse esserci stata una sorta di cospirazione per simulare la meccanica quantistica con un meccanismo che è in realtà legato alla fisica classica, allora quel ‘complotto’ avrebbe dovuto iniziare le sue operazioni almeno 7,8 miliardi di anni fa, sapendo esattamente quando, dove e come questo esperimento sarebbe stato fatto - afferma Alan Guth, professore di fisica al MIT e coautore dello studio -. Sembra incredibilmente inverosimile, quindi possiamo dire di avere prove molto evidenti del fatto che la più probabile spiegazione al fenomeno sia la meccanica quantistica", conclude il docente. 

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