Starship, SpaceX e la ripartenza

“Il decimo lancio di Starship segna una ripartenza”. Questa è la parola chiave per l’astronauta Roberto Vittori, che a poche ore dal test di SpaceX commenta così il risultato tecnico ottenuto dal più potente veicolo di lancio che sia mai stato sviluppato, un sistema di trasporto riutilizzabile progettato per trasportare carichi e astronauti verso la Luna e fino a Marte, composto dal razzo Super Heavy e dalla navicella spaziale Starship. “Il lancio è stato veramente un grande successo per l’azienda di Elon Musk- spiega Vittori a Sky Tg24 Insider in collegamento dal Texas - e le immagini della missione sono bellissime. Un volo suborbitale con decollo dal Texas e rientro con splashdown dall’altra parte del mondo: un ‘ora e dieci minuti circa per raggiungere e superare il limite dell’atmosfera, arrivare a 200 km e rientrare. Una dimostrazione delle capacità di SpaceX”. Breve rewind per chi si fosse perso il lancio avvenuto alle diciotto e trenta ora locale del 26 agosto, l’una e trenta di notte del 27 agosto in Italia, dalla base di lancio di SpaceX a Boca Chica, in Texas. Le immagini mostrano il razzo Super Heavy che guadagna il cielo grazie alla poderosa spinta dei suoi 33 motori raptor assieme alla navicella spaziale Starship per il decimo test di prova, dopo una serie di rinvii legati a problemi tecnici e al meteo sfavorevole. Per la prima volta, tutti gli obiettivi vengono raggiunti, lasciandosi alle spalle sette mesi segnati da fallimenti e ritardi. Una volta in volo, mentre il primo stadio del razzo, il booster Super Heavy, si separava da Starship dirigendosi stavolta nelle acque del Golfo del Messico per testare le potenzialità alternative del motore di atterraggio - normalmente è previsto che venga recuperato dai giganteschi bracci meccanici della torre di lancio - la navetta Starship proseguiva verso lo spazio per rilasciare otto versioni di prova di satelliti Starlink, un traguardo mai raggiunto nei test precedenti, prima di continuare la sua traiettoria verso l’Oceano Indiano, a nord ovest dell’Australia, dov’è ammarata dopo aver testato le prestazioni dei suoi nuovi scudi termici per il rientro nell’atmosfera. Tutti i dati raccolti forniranno informazioni preziose per i prossimi test, previsti entro un mese, e per le prossime versioni del razzo, che saranno ancora più prestanti e più grandi, superando gli attuali 123 metri di altezza. “Questo è un grande giorno per la Nasa” ha dichiarato Sean Duffy, amministratore ad interim dell'agenzia spaziale statunitense. Cosa significa, Generale Vittori, questo successo per le prossime missioni dirette verso la Luna e verso Marte? L’ultimo test è certamente un passo in avanti, anche se era un risultato che in effetti ci aspettavamo già un anno fa, ma ci sono stati molti ritardi e molti problemi e questo lancio, pur nella sua bellezza e nella sua importanza, comunque non dimostra la riutilizzabilità, perché sia la navicella Starship sia il vettore Super Heavy sono stati fatti atterrare in mare e quindi sono andati persi. In ogni caso è stato superato quel momento di stallo, i precedenti lanci erano esplosi, mentre questo è riuscito a compiere tutta la traiettoria; quindi, in effetti possiamo definirla come una ripartenza del programma. “Ottimo lavoro da parte del team di SpaceX”, ha scritto Elon Musk sul suo account social. L'imprenditore sembra essere tornato a occuparsi più di spazio che di politica, secondo lei è una buona notizia? Esattamente come Starship ha avuto un momento di crisi con le precedenti esplosioni anche Elon Musk dal punto di vista della sua passione per lo spazio ha avuto, definiamolo pure così, un momento di distrazione. Per questo lancio invece era lì presente con il team, faceva il tifo, era assolutamente concentrato, e speriamo che anche nel suo caso si tratti di una ripartenza. La ripartenza La ripartenza del programma è sicuramente una buona notizia per il nostro Paese e per l’Agenzia spaziale Italiana, che con SpaceX ha siglato qualche settimana fa un Agreement per trasportare esperimenti italiani sulle prime missioni Starship destinate a portare carichi utili sul pianeta rosso, tra cui un esperimento sulla crescita delle piante, una stazione di monitoraggio meteorologico e un sensore di radiazioni. “Un accordo unico nel suo genere – come ci spiega il presidente dell’ASI Teodoro Valente – che prevede la partecipazione alla prima missione verso il Pianeta Rosso di Starship, fornendo degli esperimenti che ci consentiranno di comprendere durante la fase di crociera che cosa accade a colture vegetali, ma che ci daranno anche informazioni sulla misura delle radiazioni. Tutto questo è propedeutico per successivi voli che vedranno lo sbarco di strumentazione direttamente sulla superficie del Pianeta Rosso. L’Italia è sempre in prima linea nell’esplorazione spaziale grazie alle sue capacità e competenze, insieme alle sue imprese, agli enti di ricerca pubblici e alle università”. Artemis II E a proposito di ripartenze, l’Agenzia spaziale americana, dopo i ritardi e le incertezze legate alla mancata nomina del suo nuovo amministratore, a fine settembre presenterà finalmente con un evento pubblico la sua missione più attesa: Artemis II, che nei primi mesi del 2026 dovrebbe riportare a distanza di oltre cinquant’anni dalle missioni Apollo un equipaggio attorno alla Luna. Un viaggio di circa dieci giorni del razzo Space Launch System e della capsula Orion con a bordo quattro astronauti: Reid Wiseman, Victor Glover e Christina Koch della Nasa e Jeremy Hansen dell’Agenzia Spaziale Canadese . Oltre a presentare ufficialmente l’equipaggio, che a fine luglio ha iniziato l’addestramento a bordo della capsula Orion testando le tute e simulando le attività di bordo, nel corso della tre giorni presso il Johnson Space Center della NASA di Houston verranno affrontati gli aspetti tecnici e scientifici della missione, che orbiterà attorno alla Luna per mettere alla prova tutte le funzioni vitali della navetta e dei sistemi di comunicazioni in previsione di Artemis III, che entro il 2027 dovrebbe segnare il ritorno del genere umano sulla superficie della Luna. Un programma, quello targato Nasa per il ritorno sul nostro satellite, che vede l’Italia in prima linea con contributi importanti. Oltre alla realizzazione di alcune componenti del modulo di servizio Esm di Orion, prodotte per conto dell’Agenzia Spaziale Europea da industrie come Thales Alenia Space e Leonardo, il nostro Paese è impegnato anche nella costruzione diversi componenti abitativi per le future missioni del programma Artemis, tra cui Halo, primo modulo abitativo della futura stazione Lunar Gateway e il modulo multiuso Mph, che costituirà il primo habitat per astronauti sulla superficie della Luna.

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Marta Meli