Science, Please: la via italiana per la chirurgia contro i tumori

Scienze
Roberto Palladino

Roberto Palladino

In Italia abbiamo grandi scuole di chirurgia ma manca una specializzazione in chirurgia oncologica come avviene negli Stati Uniti o in Canada. La Società Italiana di Chirurgia Oncologica ha deciso ora di dare vita a un programma di borse di studio per una formazione "itinerante" che consenta di formare chirurghi nelle eccellenze  sanitarie italiane.  Ne parla a Science, Please - il podcast di scienza e medicina di Sky TG24 - Gaya Spolverato, professoressa associata all'Università di Padova,  Direttrice del Progetto

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Quando viene diagnosticato un tumore, la prima domanda che spesso ci poniamo è se sia operabile.  Il trattamento chirurgico è infatti una risorsa importantissima per il contenimento e a volte l'eradicazione di una neoformazione. Va da sè che la capacità e la bravura di un chirurgo, la sua equipe e poi la struttura in cui realizzare l'intervento, siano tutti fattori decisivi nella lotta al cancro.  Dietro un grande chirurgo oncologico, ci sono anni di studio e formazione ma in Italia non esiste una vera e proprio specializzazione in chirurgia oncologica.  "Questa specializzazione non c'è perché la formazione chirurgica in Italia si è sempre basata sulle scuole, quindi storicamente chi si specializzava in una scuola si formava su alcuni apparati, su alcuni approcci chirurgici"  spiega a Science, Please Gaya Spolverato,  Professoressa Associata dell’Università degli Studi di Padova e Chirurga Oncologa specializzata in tumori del tratto gastrointestinale. 

"Finora ci sono stati ottimi centri di chirurgia oncologica in Italia che si sono occupati di alcune patologie. Quello che è mancato è una scuola che mettesse in comunicazione patologie differenti. Quindi, siccome la chirurgia oncologica è vasta, pensare ad un percorso di formazione su più aree su più apparati e su più distretti permette una conoscenza più completa della patologia oncologica" 

"Con questo" - prosegue la Professoressa Spolverato -  "non voglio dire che ottimi chirurghi generali non possano fare la chirurgia oncologica e farla anche molto bene, ma pensare in un futuro anche prossimo di creare una classe di persone che si occupano solo di chirurgia oncologica mimando quello che succede negli Stati Uniti, in Canada, io penso sia necessario." 

Gaya Spolverato
Gaya Spolverato è Professoressa Associata dell’Università degli Studi di Padova

La prima volta in Europa

Le prime due borse di studio sono già state avviate dalla Società Italiana di Chirurgia Oncologica che ha deciso di investire su questo progetto. "Si chiama  fellowship in chirurgia oncologica, un termine americano che consiste proprio nella formazione chirurgica post specializzazione" spiega la Professoressa  Spolverato. "Si tratta di un percorso di due anni in aree differenti della chirurgia oncologica che prevede un sistema di rotazioni in centri nazionali su più aree: questo ci permette da una parte di di dare ai fellow una visione più generale della chirurgia oncologica e dall'altra focalizzarsi per l'ultimo periodo, per almeno gli ultimi 8 mesi, su qualcosa che gli interessa maggiormente.  Pochi di noi hanno avuto una formazione prettamente sulla chirurgica oncologica e chi di noi l'ha avuta l'ha avuta negli Stati Uniti, per l'appunto. Perché altre esperienze simili non ci sono. Non ci sono nemmeno in Europa".

La Dottoressa Laura Antolino con la collega Alessandra Brescacin, sono le prime due fellow in chirurgia oncologica
La Dottoressa Laura Antolino con la collega Alessandra Brescacin, sono le prime due fellow in chirurgia oncologica

Lotta ai tumori, l'importante è comunicare

 

"Noi chirurghi siamo sempre considerati quelle persone che portano in sala il paziente, aprono, le pance, asportano ciò che c'è da togliere. Ma non è solo questo e per fortuna non è solo questo" continua a Science, Please la Professoressa Spolverato che rivendica la necessità di una formazione specifica per i chirurghi oncologici " Ci sono trattamenti, c'è la chemioterapia che si chiama neo adiuvante che aiuta la riduzione della malattia e riduce il rischio di metastasi, quindi si capisce perché un approccio dedicato permette anche di vedere tutte queste sfaccettature e interagire con altre figure professionali che sono cruciali nella gestione del paziente. Noi chirurghi da soli non possiamo occuparci del paziente in toto perché noi facciamo una fetta della cura, ma una fetta che deve comunicare con gli altri, con le altre parti"

 

Questa è solo un'anticipazione della nuova puntata di Science, Please. Ascoltala qui o sul player qui sotto 

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