Spazio, scoperte strutture misteriose al centro della Via Lattea

Scienze

Un team internazionale di astrofisici della Northwestern University ha individuato una serie di filamenti nella nostra galassia. Si lavora per capire qual è la loro origine e quali meccanismi li regolano

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Centinaia di misteriose strutture sono state indivudiate al centro della Via Lattea da un team internazionale di astrofisici. Farhad Yusef-Zadeh, professore di Fisica e Astronomia presso il Weinberg College of Arts and Sciences della Northwestern University - e i suoi collaboratori - hanno infatti scoperto sottili filamenti, disposti orizzontalmente o radialmente, che si estendono come i raggi di una ruota dal buco nero supermassiccio centrale della nostra galassia, Sagittarius A*. Si tratta di corpi sottili e allungati di gas luminoso che potenzialmente hanno avuto origine qualche milione di anni fa quando il deflusso del buco nero ha interagito con i materiali circostanti. I filamenti sono di lunghezza relativamente corta, ciascuno misura da 5 a 10 anni luce. La ricerca è stata pubblicata venerdì 2 giugno su The Astrophysical Journal Letters.

Altri filamenti scoperti all'inizio degli anni '80

Questi risultati arrivano quasi 40 anni dopo un'altra scoperta dallo stesso Yusef-Zadeh. L'autore principale dello studio, infatti, nel 1984, insieme ad altri ricercatori, aveva scoperto un'altra popolazione di quasi 1.000 filamenti unidimensionali, verticali e lunghi fino a 150 anni luce ciascuno, vicino al centro della galassia. Sempre Yusef-Zadeh e i suoi collaboratori hanno anche trovato altre centinaia di filamenti verticali accoppiati e raggruppati nella stessa area nel 2022, rendendosi conto che erano probabilmente correlati all'attività di Sagittarius A* piuttosto che a esplosioni di supernove, come avevano ipotizzato in precedenza. 

 

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Utilizzato il telescopio MeerKAT

Il nuovo studio pubblicato da  Yusef-Zadeh si basa sui risultati precedenti. Trovare la "nuova popolazione di strutture che sembrano puntare nella direzione del buco nero" è stata una sorpresa", ha detto in un comunicato stampa il ricercatore. Alla scoperta sono arrivati analizzando le immagini prodotte dal telescopio MeerKAT del South African Radio Astronomy Observatory, che ha 64 antenne paraboliche alte ciascuna quasi 20 metri e collegate attraverso 8 chilometri di un'area scarsamente popolata con interferenze minime. Nonostante le somiglianze tra i filamenti appena scoperti e quelli identificati nel 1984, gli autori del nuovo studio non pensano però che le popolazioni condividano esattamente gli stessi tratti. I filamenti verticali si trovano perpendicolarmente al piano galattico, mentre quelli orizzontali sono paralleli al piano e puntano radialmente verso il buco nero, secondo quanto spiega un comunicato stampa della Northwestern University. I filamenti verticali circondano il nucleo della Via Lattea, ma quelli orizzontali sembrano allargarsi da un lato verso il buco nero.

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Le differenze tra i filamenti verticali e quelli orizzontali

Anche il comportamento dei filamenti è diverso: secondo quanto riportato dai ricercatori, quelli orizzontali emettono una radiazione termica e materiale associato a nubi molecolari parzialmente o completamente incorporate nel deflusso dal buco nero. Le nubi molecolari sono costituite da gas, polvere e stelle. I filamenti verticali, invece, sono magnetici e trattengono gli elettroni dei raggi cosmici che si muovono quasi alla velocità della luce. Gli autori del nuovo studio sono convinti che approfondiento la ricerca sui nuovi filamenti scoperti potrebbe aiutare a "scoprire di più sulla rotazione del buco nero e sull'orientamento del disco di accrescimento", come ha sottolineato sempre Yusef-Zadeh. Il disco di accrescimento di un buco nero è la struttura sottile e calda risultante dal materiale di una stella vicina che viene trascinato in un cerchio attorno al buco nero. Per il momento il gruppo di ricercatori si è limitato solo a ipotesi per indivudiare l'origine e il meccanismo che regola queste strutture. "Pensiamo che debbano aver avuto origine con una sorta di deflusso da un'attività avvenuta qualche milione di anni fa", ha sottolineato Yusef-Zadeh.

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