La Royal Swedish Academy of Sciences ha deciso di assegnare l’ambito riconoscimento congiuntamente a Roger Penrose e a Reinhard Genzel e Andrea Ghez. L’annuncio è stato trasmesso online dalla Fondazione Nobel
Seconda giornata della settimana dei Nobel 2020. All'indomani dell'annuncio dei vincitori del Nobel per la Medicina 2020, assegnato a Harvey J. Alter, Michael Houghton e Charles M. Rice, premiati per la scoperta del virus dell'epatite C, oggi è la volta del Nobel per la Fisica. La Royal Swedish Academy of Sciences ha deciso di assegnare l’ambito riconoscimento congiuntamente a Roger Penrose e a Reinhard Genzel e Andrea Ghez, per le loro scoperte “su uno dei più oscuri misteri dell’Universo”. L’annuncio è stato trasmesso online dalla Fondazione Nobel (LA LISTA COMPLETA DEI PREMI NOBEL 2020).
Roger Penrose: la sua scoperta
Il Nobel per la Fisica 2020 è stato assegnato per metà a Roger Penrose (professore dell’Università di Oxford), nato nel 1931 a Colchester, nel Regno Unito. L’ambito premio gli è stato riconosciuto “per aver scoperto che la formazione di un buco nero è una chiara predizione della teoria generale della relatività”. Nello specifico, Penrose ha inventato elaborati metodi matematici per esplorare la teoria della relatività generale di Albert Einstein, riuscendo a dimostrare come quest’ultima porti alla formazione dei buchi neri, “quei mostri nel tempo e nello spazio che catturano tutto ciò che vi entra”.
Reinhard Genzel and Andrea Ghez: la loro scoperta
Condividono l'altra metà del Nobel per la Fisica 2020 Reinhard Genzel e Andrea Ghez, "per la scoperta di un oggetto compatto supermassiccio al centro della nostra galassia”.
Genzel, classe 1952, è nato a Bad Homburg vor der Höhe, in Germania, ed è il direttore direttore del Max Planck Institute for Extraterrestrial Physics, Garching.
Andrea Ghez, invece, nata nel 1965 nella città di New York, USA, insegna all’Università della California (UCLA), Los Angeles. Genzel e Ghez hanno scoperto che un oggetto invisibile ed estremamente pesante governa le orbite delle stelle al centro della nostra galassia. Un buco nero supermassiccio è l'unica spiegazione attualmente nota.
“Spero di poter ispirare altre giovani donne nel settore. È un campo che può dare tante soddisfazioni, e se si è appassionati di scienza, c'è così tanto che si può fare”, ha dichiarato Ghez, in conferenza stampa.