Collega telescopi grazie a orologi atomici di ultima generazione. L’esperimento è spiegato in una pubblicazione alla quale hanno collaborato diversi istituti
La dorsale italiana in fibra ottica è stata protagonista di un esperimento innovativo e potrebbe offrire agli astrofisici la possibilità di collegare i maggiori radiotelescopi italiani in un’unica infrastruttura per lo studio dei fenomeni astronomici, grazie a laser e orologi atomici di ultima generazione, diventando un importante allenato per lo studio dell’universo. La ricerca che certifica queste potenzialità è stata pubblicata sulla rivista Optica e vi hanno collaborato l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (Inrim), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). "La distribuzione di segnali laser sulla rete in fibra ottica dell’Inrim è uno strumento fondamentale per le misure di frequenza ad altissima precisione e da anni ne sfruttiamo le potenzialità in esperimenti di fisica fondamentale e applicata – dice Cecilia Clivati ricercatrice all’Inrim e prima autrice dell’articolo -. Speriamo che gli strumenti e le tecniche sviluppate in questo lavoro possano portare vantaggi anche nell’interferometria astronomica, una delle discipline più complesse e potenti che l’uomo ha sviluppato per l’osservazione dello Spazio".
Il collegamento Bologna-Matera
Gli autori dello studio hanno utilizzato la dorsale italiana in fibra ottica, lunga quasi duemila chilometri, per un esperimento innovativo. Hanno inviato con la fibra un segnale laser di frequenza nota, misurata con grande accuratezza dagli orologi atomici dell’Inrim, ai radiotelescopi di Medicina (Bologna) e Matera, per sincronizzarli, creando una nuova infrastruttura unica al mondo. “L’esperimento - spiegano gli autori dello studio - ha permesso di impiegare i due strumenti, distanti oltre 600 chilometri, in modo congiunto, aprendo nuove prospettive nell’osservazione di fenomeni astronomici ad alta risoluzione”.
I nuovi scenari dell’esplorazione astronomica
“Sfruttando la capillarità raggiunta oggi dalla fibra ottica - concludono gli esperti - è possibile immaginare una rete globale di telescopi collegati fra loro”. I due telescopi coinvolti sono infatti parte delle reti internazionali che usano una tecnica basata sull’osservazione simultanea di sorgenti radio da siti distanti fra loro da poche centinaia a migliaia di chilometri, come a formare un unico grande telescopio, la cosiddetta interferometria Vlbi (Very Long Baseline Interferometry). “La distribuzione simultanea dei segnali di orologi atomici di ultima generazione verso diversi telescopi contribuirà in futuro a migliorare le tecniche astronomiche di esplorazione dell'universo e a studiarne di nuove” scrive l’Inaf.