Un ricercatore indiano ha dedotto l’emissione di onde gravitazionali continue e il cambiamento nell’ellitticità di una stella di neutroni dalla sua velocità di rotazione
Il ricercatore indiano Sudip Bhattacharyya, che fa capo al Tata Institute of Fundamental Research (Tifr) ha compiuto un’impresa straordinaria, i cui risultati sono stati pubblicati in uno studio sul Monthly Notice of the Royal Astronomical Society. È infatti riuscito a misurare indirettamente - deducendolo dalla velocità di rotazione di una pulsar - una piccola deformazione in una stella di neutroni a una distanza di circa 4500 anni luce. La particolarità sta nelle dimensioni di questa deformazione, grande quanto un batterio e quindi visibile soltanto con il microscopio. Bhattacharyya è invece riuscito a misurarlo con appositi calcoli e ha illustrato i dettagli dei suoi calcoli nella ricerca.
Cos’è una stella di neutroni
Si tratta di un corpo celeste molto denso, di dimensioni tali da eguagliare anche quelle di una città. Circa 20 chilometri, riportano gli esperti dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) che hanno raccontato il lavoro di Sudip Bhattacharyya. Nonostante questo, possono contenere anche più materiale di quanto ne contengano oggetti cosmici molto più estesi, come il Sole. Alcune di loro, chiamate millisecond pulsar, ruotano diverse centinaia di volte in un secondo. Una leggera asimmetria, come quella misurata dal ricercatore indiano, o deformazione provocherebbe l’emissione di onde gravitazionali continue, che tuttavia finora sono state stimate ma mai rilevate.
La pulsar Psr J1023 + 0038
“Un modo indiretto per dedurre tali onde è quello di stimare il contributo delle onde al tasso di spin-down (il rallentamento della rotazione, ndr) della pulsar” si legge nello studio. “La pulsar transitoria Psr J1023 + 0038 è ideale per questo scopo – spiega lo scienziato - perché questa è l’unica millisecond pulsar per la quale sono state misurate due velocità di spin-down: nella fase di trasferimento di massa dalla stella compagna e nella fase in cui non c’è trasferimento di massa”. “Utilizzando questi valori e le leggi di conservazione del momento angolare, Bhattacharyya ha dedotto l’emissione di onde gravitazionali in modo continuo e ha stimato la deformazione microscopica della stella di neutroni. Grande quanto un batterio… a 4500 anni luce di distanza!” conclude l’Inaf.