Un fungo cresciuto a Chernobyl potrebbe permettere la vita su Marte

Scienze

Studiato per 30 giorni sulla Stazione spaziale internazionale, il fungo assorbe le radiazioni ed è in grado di auto-replicarsi e auto-guarirsi

Mentre si avvicina la missione della Nasa su Marte, con la finestra di lancio che si aprirà il 30 luglio, torna d’attualità il pericolo delle radiazioni nello spazio profondo, decine di volte superiori a quelle che riceviamo sulla Terra dove siamo protetti dal campo magnetico e l’atmosfera. Per difendere gli astronauti - e i futuri coloni del pianeta rosso, scrive il New Scientist - potrebbe essere utilizzato un fungo. Un organismo cresciuto nell’area del reattore nucleare Chernobyl che, durante un esperimento sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss), si è dimostrato in grado di assorbire i raggi cosmici nocivi e fare da scudo agli umani. I risultati dell’esperimento sono riassunti in uno studio dei ricercatori dell’Università di North Carolina e Stanford, con la collaborazione del Nasa Ames research center, in attesa di essere pubblicato ma già consultabile sulla piattaforma BioRvix.

 

Il Cladosporium sphaerospermum

 

Cladosporium sphaerospermum è il nome di questo particolare fungo, che invece di morire riesce a prosperare in ambienti ad alta radiazione come quello della vecchia centrale di Chernobyl. È possibile grazie alla radiosintesi che, analogamente alla fotosintesi delle piante, permette a questi organismi di utilizzare pigmenti di melanina per convertire la radiazione gamma in energia chimica. In questo modo diventano uno scudo contro i raggi nocivi e riescono a proteggere altre forme di vita. La crescita del Cladosporium sphaerospermum e la sua capacità di attenuare le radiazioni ionizzanti è stata studiata a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per un mese riproducendo le condizioni abitative della superficie di Marte. A piena maturità, il livello di radiazioni del terreno sotto al fungo era sceso del 2%. 

 

Sufficienti pochi grammi del fungo

 

Per una presenza permanente su pianeti come Luna e Marte è altamente ricercata una protezione avanzata ai raggi cosmici passivi e il fungo scoperto dai ricercatori potrebbe essere una valida alternativa, ad esempio, alle protezioni in acciaio inossidabile; costose e realizzabili solo sulla Terra. “Ciò che rende fantastico questo fungo è che ne servono solo pochi grammi”, precisa Nils Averesch ricercatore e co-autore dello studio. “È infatti capace di auto-riprodursi e auto-guarirsi – aggiunge Averesch - quindi anche se un'eruzione solare lo danneggiasse significativamente sarebbe in grado di ricrescere in pochi giorni”. Sul report si legge che “con uno strato di 21 cm di spessore del fungo, sarebbe possibile bloccare l'equivalente dose annuale di radiazioni sulla superficie di Marte”.

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