Si tratta di filamenti di Rna specifici per la patologia racchiusi in piccole vescicole di membrana. Lo studio potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi test del sangue potenzialmente utili per riuscire a diagnosticare in breve tempo la patologia
Nuovi passi in avanti nella lotta contro l’Alzheimer. Un team di ricercatori del Centro Dino Ferrari, del Policlinico e dell’Università Statale di Milano, coordinato da Elio Scarpini e Daniela Galimberti, avrebbe identificato la “firma molecolare” rilasciata nel circolo sanguigno dai neuroni colpiti da Alzheimer. Si tratta di filamenti di Rna specifici per la patologia racchiusi in piccole vescicole di membrana. Lo studio, pubblicato sulla rivista specializzata Cells da Chiara Fenoglio e Maria Serpente, apre le frontiere allo sviluppo di nuovi test del sangue potenzialmente utili per riuscire a diagnosticare in breve tempo l’Alzheimer.
La scoperta nel dettaglio
Come spiegato dalle ricercatrici, le vescicole extracellulari sono delle piccolissime navette utilizzate dalle cellule per comunicare tra di loro. Il loro rilascio “avviene sia in condizioni normali sia in condizioni patologiche, conferendo a queste microscopiche vescicole un'enorme potenzialità come strumento diagnostico, ma anche terapeutico. Essendo prodotte da tutti i tipi di cellule, le vescicole si ritrovano in tutti i fluidi biologici. Inoltre, una volta prodotte, presentano sulla loro superficie dei marcatori specifici, delle “etichette” molecolari che ne identificano la provenienza”.
Il team di ricercatori, grazie a specifici test eseguiti in laboratorio, è riuscito inizialmente ad isolare e a caratterizzare le vescicole extracellulari rilasciate dai neuroni. Analizzando i microRna al loro interno, ne hanno poi identificati alcuni maggiormente espressi nei pazienti affetti da Alzheimer. La scoperta potrebbe aiutare gli esperti a identificare nuovi marcatori periferici per riuscire, in futuro, a diagnosticare la patologia tramite test del sangue.
Alzheimer, una nuova “terapia nasale” potrebbe proteggere i neuroni
In futuro, i pazienti affetti da Alzheimer potrebbero essere trattati con una nuova “terapia nasale” che agirebbe proteggendo i neuroni e riducendo l’infiammazione del cervello.
Il nuovo trattamento, a base di “estratti” di cellule staminali del midollo osseo (note come cellule mesenchimali), è stato sperimentato presso l'Università di Milano Bicocca su cellule in provetta e su animali con Alzheimer. I risultati ottenuti, descritti sulla rivista specializzata Stem Cells Translational Medicine, hanno dimostrato la sua capacità di ridurre lo stato infiammatorio del cervello in aree chiave per l’apprendimento e la memoria, quali l’ippocampo e la corteccia enterinale.