La scoperta, avvenuta per puro caso, si deve alle analisi condotte dai ricercatori del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory di Laurel, nel Maryland, che hanno rivelato un aumento della concentrazione di azoto a circa 50 chilometri dalla superficie del Pianeta
L’atmosfera di Venere non è uniforme, come gli astronomi hanno erroneamente ritenuto finora.
La scoperta avvenuta per puro caso, si deve alla sonda Messenger della Nasa, e alle analisi condotte da un team di ricercatori del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (Apl) di Laurel, nel Maryland, che hanno rivelato un aumento della concentrazione di azoto a circa 50 chilometri dalla superficie del Pianeta. I risultati del nuovo studio, iniziato casualmente e durato per oltre 10 anni, sono stati pubblicati dai suoi autori sulle pagine della rivista specializzata Nature.
La storia della scoperta nel dettaglio
Era il mese di giugno 2007, quando in un’esercitazione per provare gli strumenti di Messenger, la sonda della Nasa raccolse dei dati sulla concentrazione di neutrini nell’atmosfera di Venere, che solo in un secondo momento si rivelarono fondamentali per mettere in dubbio le conoscenze sulla composizione dell’atmosfera di Venere note finora.
David Lawrence e Patrick Peplowski del Johns Hopkins Applied Physics Laboratory, partendo dall’ipotesi che il numero di neutroni rilevati doveva dipendere dalla quantità di azoto presente nell’atmosfera del Pianeta, eseguirono una simulazione al computer e riuscirono a scoprire che tutti i neutrini “sembravano provenire da una regione tra circa 56 e 100 chilometri sopra la superficie”.
“È stato davvero un colpo di fortuna”, ha dichiarato Peplowski.
I risultati dello studio
Le analisi condotte successivamente confermarono quanto inizialmente ipotizzato dal team di ricercatori.
“Molti scienziati sembravano sorpresi che fosse qualcosa che valeva la pena indagare”, spiega Peplowski. “L’idea che ci sia una maggiore concentrazione di azoto nell’atmosfera superiore rispetto a quella inferiore non era stata nemmeno presa in considerazione”.
Come spiegano gli esperti di Inaf, Peplowski e Lawrence “sostengono che questa scoperta, che stravolge la comprensione dell’atmosfera di Venere che ha prevalso per decenni, evidenzia la cautela che i ricercatori dovrebbero avere nel trarre conclusioni sui dati atmosferici dei pianeti”.