Plutone, 90 anni fa la scoperta del pianeta nano nel Sistema Solare

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Il 18 febbraio 1930, il giovane astronomo americano Clyde Tombaugh individuò per primo il corpo celeste, dimostrando la correttezza della teorie formulate a Percival Lowell all’inizio del Novecento 

Sono trascorsi 90 anni esatti dal 18 febbraio 1930, il giorno in cui l’astronomo americano Clyde Tombaugh scoprì Plutone, uno dei corpi celesti più particolari del Sistema Solare. Situato nella fascia di Kuiper, questo pianeta nano è composto principalmente da ghiaccio e roccia, possiede una massa inferiore a quella della Luna e ha un’orbita eccentrica e inclinata rispetto al piano dell’ellittica. Il suo nome è un tributo al dio romano dell’oltretomba.

Da pianeta a pianeta nano

Dopo essere stato considerato per decenni il nono pianeta del Sistema Solare, nel 2006 il corpo celeste è stato riclassificato come pianeta nano dall’Unione astronomica internazionale (Iau). Una scelta che ancora oggi, 14 anni dopo, continua a far discutere gli appassionati di astronomia e a confondere i meno esperti. Per capire le ragioni che hanno portato l’Iau a riclassificare Plutone, è necessario prendere in considerazione quali sono le caratteristiche che l’unione ha attribuito al termine “pianeta”. Per godere di questo status, un corpo celeste deve rispettare tre requisiti:
1) Orbitare attorno al Sole
2) Avere una massa sufficiente da assumere una forma quasi sferica
3) Possedere dominanza orbitale, ossia non avere sula propria orbita altri corpi di dimensioni paragonabili alla propria che non siano suoi satelliti
Plutone non soddisfa quest’ultimo requisito, in quanto ha una massa pari a solo 0,07 volte quella degli altri oggetti della sua zona orbitale, e di conseguenza l’Unione astronomica internazionale l’ha declassato a pianeta nano.

La scoperta di Plutone

Dopo essere entrato nel 1929 all’Osservatorio di Flagstaff, in Arizona, Clyde Tombaugh studiò circa 45mila corpi celesti, utilizzando un astrografo per immortalare la stessa porzione di cielo notte dopo notte. Per confrontare le lastre fotografiche ottenute con questa procedura e studiare l’eventuale spostamento degli oggetti osservati, il giovane astronomo creò un’innovativa macchina simile a uno stereocomparatore. Fu proprio questa invenzione che gli permise di individuare Plutone il 18 febbraio 1930, dopo soli sei mesi dal suo arrivo all’Osservatorio Lowell. Grazie a questa scoperta, Tombaugh riuscì a dimostrare quanto era stato teorizzato all’inizio del Novecento dall’astronomo Percival Lowell, il fondatore dell’Osservatorio di Flagstaff. 

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