Cervello, la mappa delle emozioni esiste: trovata grazie a Forrest Gump

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Sottoponendo 15 volontari alla visione del film, i ricercatori del Molecular Mind Laboratory (MoMi Lab) hanno scoperto che l’encefalo è in grado di rappresentare topograficamente la complessità delle sensazioni provate dall’uomo e la loro intensità 

Grazie a “Forrest Gump”, il film del 1994 vincitore di ben sei Premi Oscar, i ricercatori del Molecular Mind Laboratory (MoMi Lab) della Scuola Imt Alti Studi Lucca sono riusciti a individuare un’area del cervello umano che racchiude una ‘mappa’ delle emozioni: si tratta della giunzione temporoparietale destra, grande appena tre centimetri. Questa scoperta, che in futuro potrebbe avere delle importanti implicazioni per la cura della depressione e di varie fobie, è stata descritta nel dettaglio sulle pagine della rivista specializzata Nature Communications.

La visione di “Forrest Gump”

Nel corso dello studio i ricercatori, sotto la guida dello psichiatra Pietro Pietrini, sono riusciti a stabilire che il cervello è in grado di rappresentare topograficamente la complessità delle emozioni provate dall’uomo e la loro intensità. Il meccanismo sarebbe simile a quello di funzioni base come la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto. Per dimostrare che i principi che governano le emozioni sono simili a quelli che regolano la percezione attraverso i cinque sensi, la giovane dottoranda Giada Lettieri e i suoi colleghi hanno sottoposto 15 volontari alla visione del film “Forrest Gump” e hanno chiesto loro di riportare nel dettaglio, scena dopo scena, le emozioni provate e la loro intensità. I ricercatori hanno poi confrontato i dati ottenuti con quelli raccolti in Germania nell’ambito del progetto di ricerca “studyforrest”, condotto su altre 15 persone impegnate nella visione della stessa pellicola mentre l’attività del loro cervello veniva studiata con la risonanza magnetica funzionale. L’analisi dei risultati ha permesso di dimostrare l’esistenza di regioni cerebrali in grado di predire gli stati d’animo che coinvolgono l’uomo in un momento preciso, fornendo una ‘mappa’ precisa della sua esperienza emotiva. Questa conclusione potrebbe rappresentare un passo avanti di grande importanza per la comprensione delle abilità sociali dell’essere umano e di patologie come la depressione. Secondo Pietro Pietrini, gli studi di questo tipo avvicinano la psichiatria ad altre branche della medicina. 

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