Nature, la rivista che dà voce alla scienza compie 150 anni

Scienze

Fondata in Gran Bretagna, pubblicò il primo numero il 4 novembre 1869, raccontando nel corso degli anni le più importanti scoperte che hanno caratterizzato la comunità scientifica mondiale  

“Il primo numero di Nature è stato pubblicato nel novembre 1869. Il nostro numero del 150esimo anniversario, che sarà pubblicato il 6 novembre 2019, esplorerà il passato, il presente e il futuro della rivista e della scienza”. Con queste parole, didascalia di un logo dove campeggia il numero 150, Nature apre l’home page del proprio sito per annunciare un evento davvero significativo.

La storia della rivista

Fondata in Gran Bretagna da Norman Lockyer, Nature ha raccolto in un’unica realtà editoriale l'eredità di diverse riviste a carattere scientifico, nate ma poi presto scomparse a metà dell'Ottocento, proprio nel periodo della cosiddetta ‘rivoluzione industriale’. Il suo nome lo deve ad un verso del poeta William Wordsworth ed ebbe come primo editore Alexander Macmillan, lo stesso dei libri di Carroll e Kipling. Nel corso della sua storia ultracentenaria la rivista ha dato voce a momenti topici per quanto riguarda il mondo scientifico, dalla scoperta dei raggi X alla pecora Dolly, primo clone di un mammifero, dalla descrizione del buco dell'ozono, alla struttura a doppia elica del Dna fino al primo pianeta esterno al Sistema Solare. Dal primo numero, uscito il 4 novembre 1869 a oggi, Nature continua a ospitare sulle sue pagine le scoperte scientifiche più importanti, destinate ad aprire nuovi spiragli nell’ambito della ricerca.

L’espansione dagli anni ‘80

A partire dagli anni '80, poi, Nature ha iniziato a conoscere un periodo di notevole espansione, lanciando molte riviste satelliti specializzate in discipline diverse, dall'astronomia alle nanotecnologie e aprendo redazioni sparse nel mondo da Londra, a New York, da San Francisco, Washington D.C., Boston, Tokyo, Hong Kong, Parigi a Monaco. E c'è anche chi sogna che la celebre rivista possa avere un’impronta italiana, come la senatrice Elena Cattaneo, dell'Università di Milano che ha dichiarato che “in Italia avremmo bisogno di una voce simile: penso al brand Nature declinato, così come è stato per Nature China, per dare autorevolezza alle discussioni nei quali naufraghiamo in Italia, come quelle sui vaccini. Quello di Nature è un brand indipendente, che può aiutare a livello sociale e politico a mettere in evidenza il dibattito pubblico in un Paese in cui si mettono sullo stesso piano santoni e scienziati".

Un impatto importante

La caratteristica peculiare di Nature? L’autorevolezza che ha sul lettore, così come ha confermato anche un esperto del settore, ovvero Nichi D’Amico, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. "Nature ha un impatto su una fascia culturale molto ampia. Spesso le riviste specialistiche pubblicano cose di nicchia, invece Nature sa cogliere quelle che hanno un'importanza trasversale per la scienza. È multidisciplinare, ma molto selettiva e per questo se si esce su Nature, è un risultato importantissimo per la scienza e anche per il ricercatore".

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