Antartide, immortalato il ritorno del Sole sulla base Concordia

Scienze
ESA/IPEV/PNRA: N. Albertsen

Dopo mesi di buio continuo, l’astro ha fatto capolino nel cielo ed è stato immortalato dal medico Nadja Albertsen, che ha poi postato le immagini sul blog dell’Agenzia spaziale europea
 

Torna a splendere il Sole sulla base di ricerca italo-francese Concordia, situata nel bel mezzo del plateau antartico. Dopo mesi di buio continuo, l’astro ha fatto capolino nel cielo ed è stato immortalato dal medico Nadja Albertsen, che ha poi postato le immagini sul blog dell’Agenzia spaziale europea. "Il tempo è mite, con una temperatura di -45, -65 con vento freddo e una buona pressione dell'aria”, è possibile leggere sul blog dell’Agenzia spaziale europea. “I venti da Nord sempre portano nubi a Concordia", prosegue Nadja Albertsen. L’esperta spiega che il Sole ha fatto capolino nel cielo il 12 e il 13 agosto, entrambe giornate caratterizzate da temperatura bassissime (rispettivamente -65 e -80 gradi). La base di ricerca è nata grazie a una collaborazione tra l’Istituto polare francese Paul Émile Victor (Ipev) e il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra). Durante la propria permanenza in Antartide, Albersten contribuirà a vari esperimenti sugli effetti di isolamento, privazione di luce e temperature estreme su corpo umano e mente.

Trovata polvere di stelle nella neve dell’Antartide

Un gruppo di ricercatori dell’Università tecnica di Monaco (TUM), in collaborazione con i colleghi del centro Helmholtz, ha trovato per la prima volta l’isotopo ferro-60, prodotto da enormi esplosioni di stelle, nell’Antartico. Questo particolare isotopo è instabile e decade: ogni 2,6 milioni di anni la quantità inizialmente disponibile viene dimezzata. Se l'evidenza del ferro-60 viene riscontrata da qualche parte, dicono gli esperti, deve essere necessariamente recente. Infatti l’isotpo non è piovuto sulla Terra milioni di anni fa, poiché la neve raccolta in cui è stato trovato non aveva più di 20 anni. Questa sorprendente scoperta è stata resa possibile dallo studioso Sepp Kipfstuhl dell'Alfred Wegener Institute, Helmholtz Center for Polar and Marine Research (AWI), che nel corso di alcune ricerche svolte nelle vicinanze della base antartica di Kohnen ha raccolto 500 chilogrammi di neve assieme ad altri colleghi per soddisfare una richiesta di Gunther Korschinek dell'Università tecnica di Monaco. L’analisi dei campioni inviati ha permesso ai ricercatori di individuare la presenza dell’isotopo ferro-60. 

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