Scoperto un buco nero circondato da un disco di materia

Scienze
Rappresentazione artistica del tenue disco attorno al buco nero centrale della galassia Ngc 3147 (Esa/Hubble, M. Kornmesser)

Il ritrovamento è stato effettuato da un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dal ricercatore dell’Inaf Stefano Bianchi, grazie alle riprese del telescopio spaziale Hubble 

Grazie alle riprese del telescopio spaziale Hubble, un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Stefano Bianchi, ricercatore dell’Università degli Studi Roma Tre, ha individuato un disco di materia dove non avrebbe dovuto esserci, ossia attorno al buco nero supermassiccio situato al centro di NGC 3147, una galassia a bassa luminosità che si trova a 130 milioni di anni luce dalla Terra. Alla scoperta, pubblicata sulle pagine della rivista specializzata Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, hanno collaborato anche gli esperti dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Il ritrovamento ha stupito gli astronomi, perché i buchi neri presenti nelle galassie come NGC 3147 sono considerati ‘affamati’, in quanto attorno a loro non vi è sufficiente materiale che possano ingurgitare e grazie a cui emettere enormi quantità di energia, sotto forma di getti e radiazione elettromagnetica, raggi X e gamma. La presenza del disco di materia nel cuore della galassia a spirale rappresenta una novità assoluta per i ricercatori.

La natura del disco di materia

“Questo è il primo, affascinante sguardo che abbiamo ottenuto di un disco così debole, tanto vicino al buco nero che le velocità della materia che lo compone e l’eccezionale forza di attrazione gravitazionale del buco nero che orbita influenzano notevolmente il modo in cui vediamo la luce emessa da questo sistema finora unico nel suo genere”, spiega Stefano Bianchi, autore dello studio e ricercatore associato dell’Inaf. Marco Chiaberge, studioso dell’Stsci (Space Telescope Science Institute) e della Johns Hopkins University, sottolinea che osservare e misurare gli effetti legati all’interazione tra materia, radiazione elettromagnetica e gravità nel cuore di NGC 3147 rappresenta un’opportunità unica nel suo genere per testare la teoria della relatività di Albert Einstein. “Non avevamo mai visto gli effetti della relatività generale e speciale sulla luce visibile con un’accuratezza simile”, afferma il ricercatore. Alessandro Capetti, un altro studioso dell’Inaf coinvolto nella ricerca, chiarisce che il disco di materia osservabile attorno al buco nero supermassiccio è un quaser ridimensionato. “È lo stesso tipo di disco che vediamo negli oggetti che sono 1000 o anche 100.000 volte più luminosi. È quindi evidente che le previsioni degli attuali modelli per galassie attive molto deboli in questi casi falliscono”, conclude l’esperto. 

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