Fuochi d'artificio nello spazio: lo spettacolo ripreso da Hubble

Scienze
I fuochi d'artificio cosmici ripresi da Hubble (Esa/Nasa/N. Smith/J. Morse)

Il telescopio di Esa e Nasa ha osservato in ultravioletto i gas in espansione attorno al sistema binario Eta Carinae appena prima che la Grande Eruzione ne cambiasse per sempre l’aspetto 

Da quasi due secoli, dei ‘fuochi d’artificio cosmici’ stanno esplodendo nella costellazione della Carena: il telescopio spaziale Hubble, gestito da Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa), è riuscito dopo oltre 20 anni di attività a ottenere l’immagine più dettagliata di questo spettacolo. Il risultato è stato possibile osservando nell’ultravioletto la Nebulosa Omuncolo, formatasi in seguito alla gigantesca esplosione che dal 1838 in poi ha reso incredibilmente luminoso il sistema binario Eta Carinae. L’evento ripreso da Hubble ha avuto luogo a 7500 anni luce dalla Terra e quindi appena prima della cosiddetta ‘Grande Eruzione’, fornendo un altro importante tassello per comprendere i misteri di questo evento cosmico.

Eta Carinae riferimento per i marinai dopo l’esplosione

L’immagine catturata da Hubble grazie alle osservazioni in ultravioletto coglie la rapida espansione dei gas della nebulosa, che presentano spettacolari bagliori rossi, bianchi e blu, ricordando appunto dei fuochi artificiali. Eta Carinae, che è composta da due stelle legate gravitazionalmente, per una massa totale pari ad almeno 100 volte quella del Sole, ha iniziato a espellere materiale a partire dalla Grande Eruzione, diventando uno degli oggetti più luminosi della Via Lattea australe e punto di riferimento per molti marinai in navigazione. Se è vero che il bagliore del sistema binario è diminuito con gli anni, le osservazioni di Hubble dimostrano che una parte dello spettacolo colorato che circonda Era Carinae è ancora in atto. 

Una supernova più potente della Grande Eruzione

I ‘fuochi d’artificio cosmici’ ripresi dalla Wide Field Camera 3 di Hubble sono risultati visibili all’occhio umano solo grazie alle osservazioni in ultravioletto. In particolare, l’abbondante porzione di blu è relativa alle emissioni ultraviolette provenienti da nubi di magnesio caldo, rilevate però dove “ci aspettavamo di trovare una cavità vuota”, spiega Nathan Smith, responsabile scientifico del programma Hubble. Si tratterebbe inoltre di materiale extra che è “veloce e alza la posta in gioco in termini di energia totale in un’esplosione stellare già di per sé potente”. In sostanza, il gas è stato “emesso durante la Grande Eruzione” senza però andare a “collidere con l’altro materiale che circonda Eta Carinae”. Questi nuovi dati permetteranno agli astronomi di capire cosa abbia innescato la gigantesca esplosione, le cui cause sono tutt’oggi oggetto di dibattito. Gli esperti sono invece più sicuri di come questi fuochi artificiali si concluderanno, ovvero con una supernova addirittura più potente della Grande Eruzione: per godere di quest’altro spettacolo, che potrebbe essere già accaduto, sarà necessario attendere i 7500 anni che la luce impiegherà per arrivare fino a noi.

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