La sonda giapponese 'bombarda' l’asteroide Ryugu per analizzarlo

Scienze
Immagine di archivio (Getty Images)

Hayabusa-2 ha sganciato un carico esplosivo per poi mettersi al riparo: in caso di successo, l’esplosione darà origine a un cratere dal quale raccogliere preziosi campioni 

A circa 340 milioni di chilometri dalla Terra, la sonda giapponese Hayabusa-2 ha provato a provocare un’esplosione necessaria per raggiungere i propri obiettivi scientifici legati all’esplorazione dell’asteroide Ryugu. Come annunciato dall’agenzia spaziale nipponica (Jaxa), il veicolo avrebbe ‘sganciato’ la carica esplosiva da un’altitudine di circa 500 metri, per poi allontanarsi di circa un chilometro, una distanza ritenuta sicura per mettersi al riparo dalla detonazione. L’obiettivo della sonda è quello di generare un cratere artificiale dal quale raccogliere preziosi campioni che verranno poi analizzati al ritorno di Hayabusa-2 per fare luce sulle origini del Sistema Solare.

L’esplosivo rilasciato dalla sonda giapponese

Prima di allontanarsi da Ryugu per non subire danni a causa dell’esplosione, la sonda giapponese ha rilasciato DCAM3, una piccola telecamera che dovrebbe riuscire a documentare gli istanti della detonazione. Per sapere se l’esperimento ha avuto successo, secondo la BBC, sarà necessario attendere la parte finale di aprile. Il dispositivo sganciato da Hayabusa-2 si chiama Small Carry-on Impactor, ed è composto da un contenitore di forma conica pesante 14 kg e dotato di un esplosivo al plastico. Stando ai programmi della Jaxa, la bomba dovrebbe esplodere dopo circa 40 minuti creando un cratere del diametro di circa 10 metri. Dopo aver fatto posare polvere e detriti causati dalla detonazione, la sonda giapponese farà ritorno per raccogliere campioni di materiale che erano conservati nel sottosuolo dell’asteroide.

Perché è importante studiare l’asteroide Ryugu

Ryugu è un asteroide primitivo, risalente all’epoca successiva alla formazione del Sistema Solare: proprio per questo motivo i campioni raccolti sul sasso cosmico potrebbero essere estremamente rilevanti. In seguito all’atterraggio, avvenuto a febbraio, la sonda giapponese aveva sparato un proiettile utile a far sollevare della polvere dalla superficie dell’asteroide, anch’essa parte dei campioni che verranno analizzati. Nel dicembre 2019, Ryugu lascerà il corpo celeste per riaffrontare il lungo viaggio che questa volta lo riporterà verso la Terra. Se tutto per andrà per il verso giusto, il veicolo dovrebbe rientrare entro la fine del 2020, consegnando agli scienziati tutto il materiale raccolto durante la missione, che verrà sottoposto ad analisi. 

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