I vermi 'scongelati' tornano alla vita dopo 42mila anni

Scienze
Foto archivio (Getty Images)
GettyImages-Microscopio

Un'equipe di esperti di università russe e americane ha fatto 'resuscitare' degli organismi antichissimi che sarebbero in grado di muoversi e nutrirsi 

Tornare alla vita dopo circa 42mila anni non capita poi così spesso. Ha davvero dell’incredibile l'esperimento condotto da un'equipe di esperti dell'Institute of Physico-Chemical and Biological Problems of Soil Science di Mosca, in sinergia con l'Università Statale di Mosca, la Scuola Superiore di Economia di Mosca, l'Accademia Russa delle Scienze di Mosca, e l'Università di Princeton, nel New Jersey.

Un'esistenza trascorsa nel ghiaccio

Il team di biologi è riuscito a 'resuscitare' dei vermi, la cui età sarebbe compresa tra i 32mila e i 42mila anni. Si tratta, per la precisione, di nematodi: microscopici esseri vermiformi cilindrici che possono vivere in una vasta gamma di ecosistemi, anche a grande profondità. Questi esseri preistorici sono stati scovati all'interno di campioni di terreno ghiacciato nella regione della Jakuiza e trasportati presso i laboratori dell'Università di Mosca. Qui, dopo essere stati inseriti in piastre di Petri, sono stati accuditi con un mezzo nutritivo. Dopo qualche settimana di permanenza a temperature attorno ai 20 gradi, i vermi hanno iniziato a mostrare i primi, graduali cenni di vita. Gli organismi, scongelati, sarebbero ora in grado di muoversi e nutrirsi.
"I primi dati raccolti dimostrano la capacità degli organismi multicellulari di entrare in stato di criptobiosi, ovvero una condizione dormiente, indotta da disposizioni ambientali estreme. Questa incredibile capacità suggerisce che i nematodi del Pleistocene possedevano meccanismi adattativi che possono avere valenza scientifica e pratica per campi come la criomedicina, la criobiologia e l'astrobiologia", si legge nella relazione all'esperimento pubblicata sulla rivista Doklady Biological Sciences.

Il Bacillus resta il più longevo

Il record di longevità, però, spetterebbe ad un altro organismo, ancora più vecchio dei dinosauri.
Nel 2000, infatti, venne scoperto e riportato in vita l'essere vivente più antico del mondo. Si tratta di un batterio, appartenente alla specie Bacillus, nato circa 250 milioni di anni fa. A spiegare l'incredibile resistenza del batterio, era stato William Rosenzweig, un ricercatore della West Chester University, in Pennsylvania. "In condizioni avverse alcuni microrganismi sviluppano strutture molto resistenti, dette spore - le sue parole riportate in un articolo pubblicato sulla rivista Nature -. Queste possono sopravvivere in condizioni ambientali difficili, come l'estremo calore. Possono resistere, con un metabolismo rallentato o addirittura annullato, o senza respirare fino a quando le condizioni ambientali non ritornano favorevoli. A questo punto le spore germinano e viene prodotta una nuova cellula batterica".

Scienze: I più letti