In Evidenza
Altre sezioni
altro

Aztechi, la salmonella potrebbe avere causato l'epidemia che li uccise

Scienze

La chiamarono "cocoliztli", una pestilenza che si manifestava con febbre alta e sangue da occhi, naso e bocca. Oggi, attraverso l'esame del Dna, gli scienziati hanno individuato il virus all'origine dell'epidemia

Condividi:

Gli scienziati hanno scoperto cosa ha ucciso, con ogni probabilità, gli Aztechi. Nel 1545 una mortale epidemia nota come "cocoliztli" sterminò l'80% della popolazione. I report dell'epoca non indicavano alcun nome specifico per il virus. Oggi, grazie all'esame del Dna, gli esperti dell'Università di Tuebingen hanno accertato che all'origine della pestilenza ci fu la salmonella. Lo studio è stato pubblicato su Nature Ecology and Evolution.

Un dilemma durato 500 anni

Per oltre 500 anni la causa della morte di 15 milioni di Aztechi - circa l'80% della popolazione indigena del Messico - è rimasta un mistero per la scienza mondiale. Secondo i rapporti dell'epoca nel 1545 gli autoctoni, entrati in contatto con i colonizzatori europei, iniziarono ad ammalarsi. Febbre alta, sangue da occhi, naso e bocca, erano i principali sintomi. Per indicare la malattia, gli aztechi usavano la parola "cocoliztli", che significava pestilenza. Riesumando i cadaveri e analizzandone il Dna dei denti delle vittime, gli scienziati tedeschi sono riusciti a risolvere un dilemma che andava avanti da 500 anni.

La scoperta del batterio killer

Gli esperti hanno così individuato la salmonella come origine dell'epidemia. Dopo aver escluso il vaiolo, il morbillo, la parotite e l'influenza, hanno isolato come principale causa una febbre enterica, simile al tifo. "La cocoliztli del 1545-50 è stata una delle molte epidemie che ha colpito il Messico dopo l'arrivo degli europei - ha dichiarato Ashlid Vagene dell'Università di Tuebingen -, ma è stata la seconda delle tre ondate ad essere la più devastante e a causare il maggior numero di perdite umane". Analizzando il Dna estratto da 29 scheletri seppelliti nella zona del cimitero dedicato alla cocolizti, gli scienziati hanno trovato traccia del batterio della salmonella enterica appartenente al ceppo del paratifo C. Questo organismo causa febbre enterica di cui il tifo è un esempio.

Un'epidemia che arriva dall'Europa

La salmonella enterica era presente in Europa sin dal Medioevo. La sua diffusione nel Nuovo Mondo, nella zona tra Messico e Guatemala, è probabilmente avvenuta a causa di acqua e cibo infetti, che hanno viaggiato insieme a persone e animali sulle imbarcazioni spagnole, partite in esplorazione. Gli esploratori portarono in queste zone germi che la popolazione locale non aveva mai affrontato, e che ne causarono la morte. La pestilenza del 1545 causò tra i 5 e gli 8 milioni di morti, subito dopo l'arrivo degli spagnoli. La seconda ondata andò dal 1576 al 1578 e uccise metà della popolazione rimanente. I report dell'epoca raccontano di corpi morti e infetti che venivano trasportati dalle capanne alle fosse comuni. A quel tempo i medici non riuscivano a far combaciare i sintomi con quelli della malaria o del morbillo. Per questo, la causa della cocolizti è rimasta un mistero per oltre 500 anni. Ora il test del Dna ha dato la sua risposta. Tuttavia gli scienziati avvertono che è possibile che altri patogeni siano attualmente non identificabili sui corpi riesumati: attualmente la salmonella enterica rimane il principale indiziato.