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Natura, le città alterano l'evoluzione delle specie

Scienze
Una volpe nelle strade londinesi (Getty Images)

Un'indagine nordamericana pubblicata su "Science" ha raccolto 200 studi sull'impatto delle zone urbane sugli animali, rivelando come la morfologia degli esemplari che vivono nei centri abitati sia diversa rispetto a quella delle varietà di campagna

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Gli animali urbani hanno dei geni e una morfologia diversi da quelli che vivono in campagna. A rivelarlo è un'indagine pubblicata sulla ricerca di settore "Science". Gli studiosi nordamericani hanno raccolto infatti tutte le indagini scientifiche - quasi 200 - che ad oggi sono state condotte sull'impatto causato dalle città sulle varie specie animali.

La ricerca nordamericana

I centri urbani occupano appena il 3% della superficie terrestre, ma qui vive oltre la metà della popolazione umana, una percentuale che dovrebbe aumentare ulteriormente nei prossimi anni. Dall'analisi dei diversi studi, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che il processo più importante che si verifica nelle zone urbane sarebbe la deriva genetica negli animali. Questo è dovuto a diversi fattori, il cui principale è comunque l'isolamento in piccoli gruppi, causa della riduzione della diversità genetica.

L'impatto delle città

"Ci sono chiare evidenze che le vecchie città tendono ad avere effetti maggiori sull'evoluzione delle popolazioni – spiega Marc Johnson, biologo dell'Università canadese di Toronto Mississauga e coautore della ricerca, citato dal quotidiano "El Pais" – questo è dovuto al fatto che nelle città più vecchie le specie hanno avuto più tempo per adattarsi in risposta all'urbanizzazione". Ad esempio a Oviedo, in Spagna, le salamandre si sono isolate all'interno della cattedrale fin da 1.100 anni fa, arrivando a differenziarsi geneticamente rispetto a quelle che vivono in zone meno antiche della città.

Le differenziazioni nelle specie  

Un altro studio tra quelli presi in considerazione dimostra invece come le specie urbane di Haemorhous mexicanus, un uccello originario del Messico e dell'Ovest degli Usa, si stiano differenziando da quelle rurali. Una delle principali differenze sta nel becco, più duro per i volatili "di città": un cambiamento che avrebbe generato anche alterazioni del canto, con conseguenze che riguardano persino l'accoppiamento, uno dei fattori che incidono sulla selezione naturale. Un processo che solitamente richiede migliaia, se non milioni, di anni ma che – secondo quanto portato alla luce dalla recente indagine – nelle città può essere accelerato. Come nel caso della zanzara della metropolitana londinese (Culex pipiens molestus), una sottospecie di quella domestica: a differenza delle zanzare di superficie, quelle che abitano la metro non pungono e non vanno in letargo. Inoltre "la cosa più sorprendente – ha concluso Johnson – è che non riconoscono quelle terrestri come insetti della stessa specie, quindi non si accoppiano con loro".