Ricerca sostiene che gli introversi (di solito) non diventano leader

Scienze
Normalmente le posizioni di comando sono ricoperte da personalità estroverse (foto d'archivio, Getty Images)
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Uno studio australiano ha messo in luce come alla base del fenomeno non ci siano le capacità, quanto le conseguenze emotive avverse temute dai meno estroversi

A frapporsi fra gli introversi e la leadership non sono tanto le capacità quanto le conseguenze sgradite derivanti da una posizione di responsabilità. Un nuovo studio comparso su "Personality and individual differences" ha indagato sull'argomento concludendo che le persone introverse sono più portate a prefigurare conseguenze emotive spiacevoli nelle situazioni di leadership. Di fatto allontanandosi da esse.

Questione di attitudine

Lo studio parte dall'evidenza che le posizioni di comando all'interno dei gruppi, formali o informali, vengono più frequentemente assunte da personalità estroverse. Per capire quali siano le cause di questo fenomeno gli studiosi dell'Università del Queensland (Australia) hanno esaminato un campione di 184 studenti di business, analizzando le loro relazioni in un gruppo di lavoro non strutturato. “Abbiamo tracciato un modello per ipotizzare che gli introversi sarebbero stati meno probabili come leader”, scrivono gli autori, come conseguenza della “loro convinzione che l'impegno nel comportamento estroverso necessario alla leadership sarebbe stato sgradevole”. I risultati hanno confermato le ipotesi degli studiosi, i quali concludono che sono le previsioni sulle conseguenze del comando a “impedire l'emergere del potenziale di leadership” nelle persone introverse.

Il metodo della ricerca

In un articolo comparso sul sito del World economic forum, gli autori Peter O'Connor e Andrew Spark spiegano come gli introversi “tendono a essere relativamente passivi, tranquilli e riservati” e avversi allo stress del comando. Per arrivare a queste conclusioni ogni partecipante allo studio ha compilato un questionario sulla personalità; prima di partecipare a delle attività di gruppo, poi, è stato richiesto agli studenti esaminati di “prevedere” quali emozioni avrebbero sentito durante tali attività. “Quando i partecipanti pensavano di sperimentare emozioni negative (vale a dire paura, preoccupazione o angoscia), questi sviluppavano forti barriere psicologiche verso il modo di comportamento proprio di un leader”, spiegano gli autori. Insomma, “gli introversi avevano più probabilità di ritenere che avrebbero sentito queste emozioni negative”. Quando alcuni soggetti introversi, però, non profetizzavano conseguenze emotive spiacevoli nel comando, allora le probabilità di emergere come capi erano analoghe a quelle dei soggetti estroversi.

Una questione psicologica

Lo studio dunque suggerisce che a “fare” il leader, spesso, non siano le oggettive capacità, bensì delle barriere psicologiche auto-imposte. “Solo perché gli introversi non si sentono di gestire la leadership non significa che non potrebbero essere capi di successo”, proseguono nell'articolo O'Connor e Spark. La visione scientifica dominante secondo la quale solo gli estroversi posseggono le caratteristiche “da leader”, tuttavia, è stata messa in dubbio da studi recenti che hanno gettato nuova luce su caratteristiche utili al comando più frequenti nei soggetti introversi, come “l'ascolto o il pensiero profondo”.

 

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