Sclerosi multipla, nel mirino nuove cellule sabotatrici
Salute e BenessereUna ricerca italiana sposta l’attenzione dalla microglia agli astrociti, che in presenza di infiammazioni impediscono al tessuto nervoso di riparare le lesioni alla guaina mielinica. Saranno il punto di partenza per nuove terapie
C’è un nuovo obiettivo per gli scienziati nella lotta alla sclerosi multipla. Gli astrociti, il tipo di cellule non neuronali più diffuse nel tessuto nervoso, sarebbero tra i principali responsabili del blocco che impedisce la rigenerazione delle lesioni alla guaina mielinica e si prestano dunque a diventare il bersaglio per giungere a nuove terapie. Lo ha scoperto un team interamente italiano che ha visto la partecipazione dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In) di Milano, l’Università Statale di Milano, l’Istituto di neuroscienze Cavalieri Ottolenghi dell’Università di Torino oltre all’Università e il Policlinico San Martino di Genova.
Da microglia a astrociti: nuove scoperte sulla sclerosi multipla
I risultati del nuovo studio, pubblicati sulla rivista Acta Neuropathologica, cambiano in modo significativo le conoscenze sui meccanismi alla base della sclerosi multipla. Come spiegato dai ricercatori, infatti, l’attenzione degli scienziati era stata rivolta finora alla microglia, composta dalle cellule immunitarie del sistema nervoso che contribuiscono al danno “esercitando un effetto diretto sugli oligodendrociti, le cellule responsabili della produzione di mielina”. La microglia agisce liberando piccole vescicole di membrana, normalmente con effetti benefici sugli oligodendrociti, salvo in un caso riprodotto in provetta dal team di ricerca. “Quando le vescicole ottenute da microglia esposta in provetta a un segnale proinfiammatorio sono state iniettate direttamente all'interno del cervello in prossimità di una lesione demielinizzante, - spiegano Marta Lombardi e Roberta Parolisi del Cnr-In - abbiamo osservato un forte blocco della capacità del tessuto di riparare la lesione, suggerendo il coinvolgimento, 'in vivo', di altri tipi di cellule presenti nel tessuto nervoso".
Sclerosi multipla, possibili nuove terapie
Dopo aver osservato tale meccanismo, i ricercatori hanno ripetuto l’esperimento con l’aggiunta di “vescicole ottenute da microglia infiammata in presenza di astrociti”, spiega un comunicato dell’Università Statale di Milano. Gli scienziati hanno quindi notato come, in questa situazione, gli astrociti acquisissero “un fenotipo dannoso, vero responsabile del blocco mielinico” che impedisce la riparazione delle lesioni. Il team è successivamente giunto a un’importante scoperta, osservando che pre-esponendo la microglia a particolari staminali, chiamate mesenchimali, è possibile eliminare l’infiammazione delle cellule microgliali che determina l'azione dannosa degli astrociti. Secondo la coordinatrice dello studio Claudia Verderio, il lavoro “contribuisce a spostare l’attenzione della comunità scientifica dalle cellule microgliali agli astrociti come bersagli primari da modulare per nuove terapie rimielinizzanti” nei pazienti affetti da sclerosi multipla.