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Coronavirus, tutti gli anticorpi per combattere il Covid-19

Salute e Benessere

In tutto il mondo, vari istituti di ricerca stanno studiando l’efficacia degli antibiotici, prelevati dai pazienti o sintetizzati in laboratorio, nella lotta a Sars-CoV-2

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Gli anticorpi monoclonali presenti nel sangue di chi è guarito da Covid-19 (segui la DIRETTA di Sky TG24) rappresentano una delle armi più importanti nella lotta al coronavirus Sars-CoV-2. Sono stati isolati per la prima volta lo scorso marzo e da allora la ricerca su di loro non si è mai fermata. Anzi, è cresciuta e si è diversificata. I principali approcci seguiti dagli scienziati di tutto il mondo due: l’utilizzo degli anticorpi presenti nel sangue nei pazienti e l’impiego di quelli sintetici, progettati al computer usando l’informazione genetica. Entrambe le tipologie di anticorpi possono bloccare con precisione il sito che il virus usa per agganciarsi alla cellula per aggredirla e penetrare al suo interno per replicarsi.

 

L’uso degli anticorpi monoclonali

 

Come osserva Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Roma Tor Vergata, gli anticorpi monoclonali forniscono una strada alternativa per la prevenzione dell’infezione da coronavirus Sars-CoV-2. Una volta isolati nel plasma dei malati o dei convalescenti è possibile clonarli, così da ottenerne quantità importanti dal punto di vista terapeutico che siano omogenee. Nel corso dei primi mesi dell’emergenza coronavirus, sono stati utilizzati in varie occasioni come terapia per i malati di Covid-19. Col passare del tempo la comunità scientifica ha realizzato che quegli anticorpi non erano un insieme omogeneo, bensì  un mix che ne comprendeva di diversi, sia per qualità che per quantità. 

 

Le caratteristiche degli anticorpi monoclonali sintetici

 

“Gli anticorpi monoclonali sono immunoglobuline identiche generate di solito da un singolo clone di cellule”, spiega Novelli. “Oggi disponiamo di una serie di metodologie per sintetizzarli, grazie alla genetica ricombinante.  La migliore fonte attualmente si trova a Toronto, in Canada, ed è un metodo che ci consente di ottenere miliardi di molecole clonate in batteriofagi, cioè virus che infettano i batteri. Questa procedura permette di trovare tutti gli anticorpi sintetici, che si possono isolare in tempi brevi e soprattutto possono adattarsi alle eventuali mutazioni del virus. Abbiamo bisogno di farmaci efficaci contro la pandemia e sono oltre cento gli istituti diversi che lavorano in sinergia per trovare una soluzione".

 

I “super” anticorpi

 

Recenti conferme sull’utilità degli anticorpi monoclonali sono arrivate da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature. La ricerca è stata coordinata da David Ho, virologo della Columbia University e direttore scientifico del Centro Aaron Diamond per la ricerca sull’Aids. “Possiamo contare su un insieme di anticorpi molto più potenti e diversificati rispetto a quelli trovati finora, pronti per essere trasformati in terapie”, spiega l’esperto. Finora sono stati testati con successo sui criceti, dimostrandosi in grado di neutralizzare il coronavirus, impedendogli di legarsi alle serrature molecolari che utilizza per entrare nelle cellule. I ricercatori hanno in programma altri test sugli animali e sull’uomo. C’è ottimismo sui tempi, perché l’iter che autorizza l’uso clinico di queste sostanze è più breve rispetto a quello necessario per i farmaci tradizionali. “La maggior parte del mio gruppo di ricerca sta lavorando non stop 24 ore al giorno per sette giorni su sette”, spiega Ho. 

 

Le ricerche sugli anticorpi

 

Oltre al gruppo di Giuseppe Novelli, in Italia anche un team guidato da Rino Rappuoli, chief scientist e head of external R&D della Gsk vaccine, sta portando avanti la ricerca sugli anticorpi monoclonali. Negli Stati Uniti, invece, l’azienda Eli Lilly ha permesso i test sull’uomo dell’anticorpo monoclonale derivato dal plasma dei pazienti guariti dal Covid19, sviluppato dall’azienda AbCellera e dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid). Gli sforzi di questi gruppi di ricerca sono la dimostrazione di quanto la comunità scientifica creda negli anticorpi monoclonali e nella loro efficacia contro Sars-CoV-2. “Avere a disposizione degli anicorpi anti-Covid è importantissimo per migliorare la gestione dei focolai, soprattutto in attesa che arrivi il vaccino”, osserva Novelli.